ECONOMIA - 14 agosto 2025, 08:04

Si fa presto a dire casinò

In seguito alla pubblicazione di articoli sul Casinò de la Vallée, diversi lettori hanno posto domande e osservazioni su temi tecnici e gestionali legati al futuro della casa da gioco di Saint-Vincent. I quesiti girati agli esperti autori degli articoli che hanno così risposto

Le questioni emerse riguardano la natura delle “entrate di diritto pubblico” e le implicazioni per la gestione, il metodo di conteggio delle mance, il ruolo del Controllore regionale, le differenze tra modelli pubblici e privati, le criticità legate al cambio assegni e le prospettive del gioco online. Di seguito, la risposta degli esperti, che raccoglie spunti normativi, riferimenti concreti e considerazioni personali.

La definizione di “entrate di diritto pubblico”, quelle che la gestione della casa da gioco versa all’ente pubblico concedente e proprietario, nel caso di specie la Regione Autonoma della Valle d’Aosta, da non esperto in temi giuridici, la faccio derivare da due fatti.

Il primo è che l’articolo 19 del decreto legge n. 318/86 convertito con L. n. 488/86 classifica dette entrate con la natura giuridica di entrate tributarie da iscriversi nel bilancio dell’ente al titolo primo, come regolarmente avviene ad Aosta, Sanremo e Venezia; non accenno a Campione d’Italia in quanto non ho trovato un bilancio, lo posso logicamente supporre.

Il secondo perché nei disciplinari tra concedenti e gestori relativi ai citati casinò ho trovato la specificazione di entrate di diritto pubblico. 

Quanto precede mi permette di collegarmi all’argomento “controllo” che mi sono permesso di definire, e credo lo facciano i disciplinari citati e, per Venezia, si può notare il richiamo alle norme di legge vigenti dal 1986. 

La distinzione del controllo che esercita il concedente, nel caso specifico la Regione, lo divido in concomitante e conseguente  oppure a posteriori.

Desidero citare una parte del regolamento dei Controllori comunali al casinò di Sanremo, non ne ho trovato altro: “La finalità del Corpo è quella di esercitare il controllo sulla regolarità dell’esercizio del gioco  sulla conduzione della gestione del Casinò, sia sotto il profilo  tecnico-funzionale che finanziario e morale. Il rischio può concretizzarsi nelle seguenti condotte: sottrazione di risorse della casa da gioco, accordi collusivi con i clienti a danno della casa da gioco, irregolare conduzione dei giochi a vantaggio proprio o di terzi, fuga di notizie, alterazione dei contenuti delle verifiche, riconoscimento indebito di vincite e risorse ai giocatori, effettuazione di pagamenti ingiustificati o sottratti alla tracciabilità dei flussi finanziari”. 

Il controllo concomitante è quello che si esercita tramite la presenza continua in sala da gioco controllando a vista quanto avviene al tavolo da gioco, quello susseguente si svolge prendendo l’avvio da una raccolta dati riferentesi alla chiusura dei tavoli di contropartita e di circolo. Non conosco come avvenga al Casino de la Vallèe e penso sia possibile ogni un certo periodo, inferiore all’anno solare, confrontando tra di loro dati che, a puro titolo di esempio, essendo senza dubbio giornalmente disponibili, possono essere combinati a seconda del risultato che si desidera ottenere. 

Dal documento relativo alla casa da gioco di Sanremo redatto a cura del Corpo Controllori comunali a la casino municipale, che potete trovare in internet e che cerco di riassumere si ricavano, e nel caso che presento quale esempio, il risultato, le mance, i biglietti (cambiati al tavolo da gioco dai giocatori) insieme al altri dati che rilevano meno ma sono certamente importanti, si ricavano alcuni raffronti per i quali non pretendo di essere creduto sulla parola ma che possono riscontrarsi nel  documento che ho citato. 

Le mance non sono uguali per tutti i giochi e per non complicare inutilmente le cose semplici posso dire che dipendono dalla probabilità di vincita del banco sul giocatore. Per esemplificare alla roulette francese la probabilità è del 2,7 % i numeri sono 36 e lo zero è uno solo; in quella americana è del 5.4 %, i numeri sono sempre 36 ma c’è uno zero ed un doppio zero. E’ agevole pensare che sia più probabile vincere alla francese che non all’americana, è altrettanto agevole convenire che le mance, rapportate al risultato daranno percentuali differenti. 

Mi pare che da quanto precede si possa concludere, come d’altra parte e fortunatamente non da solo, che per ogni tavolo si dovrebbero ottenere tutti i risultati atti ad identificare eventuali anomalie delle quai si potrebbe trovare la causa che, a volte, potrebbe motivare.

E’ del tutto evidente e credo di averlo rilevato nei miei articoli che fatti strani possono accadere e il regolamento dei Controllori di Sanremo li cita; ebbene è sempre meglio evitare che avvengano. 

Il discorso porterebbe ad essere approfondito ulteriormente ma con il rischio che, mettendo troppa carne al fuoco, divenga un argomento terribilmente tecnico mentre. Mentre la semplicità del ragionamento portato potrebbe, come ritengo, dimostrarsi sufficiente allo scopo. 

Se per ogni tavolo, come attualmente avviene, si dovrebbe avere la dotazione iniziale, l’esistenza finale, l’importo dei contanti rinvenuti nella apposita cassetta in dotazione al tavolo, l’importo della eventuale aggiunta e delle  mance si ha disponibile per controllare, magari dopo un mese, il tutto singolarmente e complessivamente  considerato. Il risultato riferito al totale, a mio avviso, racconta poco o nulla. Tra l’altro mi pare di aver fatto un esempio in qualche parte dei  miei interventi che potreste trovare nel seguito.

Non posso avventurarmi nell’indicazione di quale soluzione potrebbe essere la migliore per Saint Vincent perché penso dovrebbe nascere dal complesso degli studi in argomento a mani della Giunta regionale.  Commento brevemente il gioco online di cui, pare, abbiano riaperto le possibilità di sottoscrivere una licenza; cosa avvenuta, invece, per Sanremo e Venezia nella prima tornata. Mi sento anche in dovere di specificare, oltre al fatto che per una simile indicazione si dovrebbe consultare una mole di documenti che non sono alla portata di tutti e facilmente riservati, occorre avere l’esperienza adatta.  Non senza omettere che la pratica, valendo più della grammatica, mi manca perché ho  partecipato in una sola occasione e all’estero, or sono tanti anni.

Tutte le case da gioco italiane sono affidate in gestione a società con capitale pubblico e tutte le gestioni versano  alla Regione o al Comune quelle che sono note come entrate tributarie: Saint Vincent il 10, Sanremo il 22 e sino al 2024 mi pare il 18, Venezia il 25 percento.

Procedendo a memoria mi pare che nel 2014, all’epoca il Sindaco era il Dott. Orsoni, il Comune fosse intenzionato a cedere la gestione ad una società privata, ma non vi fu alcun seguito. 

La differenza, rimanendo in tema di versamento al concedente della tassa di concessione, che esiste tra una una gestione pubblica ed una privata si presenta nella entità. E’ dovuta al fatto che in una gestione pubblica l’utile di bilancio rimanendo all’azionista  la tassa può essere anche minima. Ciò non avviene con la gestione affidata in concessione al privato in quanto l’utile va al concessionario azionista e la tassa è, conseguentemente, di importo superiore.

Ma una particolarità mi sento in dovere di affrontare partendo dal fatto che l’ente pubblico non può, a mio avviso, bancare al baccarat perché si metterebbe in gioco e a rischio, appunto col baccarat, con la possibilità di perdere stante i due tableaux anziché uno solo come nella chemin de fer. Era solo per far conoscere a chi non è pratico il baccarat. Negli altri giochi da tavolo le probabilità di vincere sono sempre a favore dell’ente pubblico. Nello chemin la casa incassa la cagnotte il 5% del banco quando questo vince sul battitore. 

Il privato, parlando del rischio derivante dal cambio assegni, potrebbe decidere di rischiare di più del gestore pubblico ed è per questo che in alcuni casi si potrebbe notare ed ammettere una partecipazione del concedente in qualche modo e sempre controllabile ad un incentivo mirato. Il gestore privato se perde dall’operazione in discorso considera come giocato ciò che non incassa ma, contemporaneamente ha pagato la tassa dovuta come avesse realizzato un provento e non, come è in effetti, una perdita.

red/eco