Salute in Valle d'Aosta - 16 luglio 2025, 14:28

Fascicolo Sanitario Elettronico: la Valle d’Aosta corre, ma inciampa

I dati GIMBE evidenziano una Valle d’Aosta digitalmente consapevole ma ancora a metà del guado: se il consenso dei cittadini è tra i più alti d’Italia, i servizi sono pochi e i medici di famiglia quasi assenti. L’innovazione c’è, ma la frattura digitale resta

Nino Cartabellotta Pres. Fondazione Gimbe

Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) avrebbe dovuto rivoluzionare l’accesso alla sanità, semplificare la vita ai cittadini, facilitare il lavoro ai medici. Ma, in Valle d’Aosta come nel resto d’Italia, la realtà è più complessa. E la digitalizzazione della salute, invece di unire, rischia di creare nuove disuguaglianze.

A lanciare l’allarme è la Fondazione GIMBE, che in occasione del 9° Forum Mediterraneo in Sanità ha presentato il quadro aggiornato sull’adozione del FSE nelle Regioni italiane. Un quadro a luci e ombre, in cui la Valle d’Aosta spicca per alcuni risultati, ma delude  su altri.

Secondo il report:

l’adesione al consenso informato da parte dei valdostani è altissima: ben il 73% dei cittadini ha autorizzato la consultazione dei propri dati da parte dei medici (contro una media nazionale del 42%);

anche l’utilizzo diretto da parte dei cittadini è sopra la media: il 30% ha effettuato almeno un accesso nei tre mesi monitorati, rispetto al 21% italiano.

Ma le buone notizie finiscono qui.

Sul piano dell’offerta: il FSE regionale contiene solo 11 tipologie documentali su 16, pari al 69% del totale (sotto la media nazionale del 74%);

i servizi disponibili – come prenotazioni online, download referti, scelta del medico – si fermano a un modesto 29%.

E sul fronte professionale, si apre la vera crepa: solo il 47% dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta valdostani ha utilizzato il FSE tra gennaio e marzo 2025. Ultimi in Italia, insieme ad Abruzzo, Calabria e Campania;

al contrario, il 100% dei medici specialisti risulta abilitato all’uso della piattaforma, ben sopra la media nazionale del 72%.

In sintesi: i cittadini ci credono, i medici no, o meglio, una parte sì e l’altra proprio no.

A fronte di questi dati, la Valle d’Aosta appare come una Regione a due velocità: pronta all’innovazione dal lato istituzionale e specialistico, ma in difficoltà nel fare squadra con i medici di famiglia, che restano una figura chiave nel rapporto diretto col paziente.

La Regione, intanto, continua a investire sul FSE anche come strumento di razionalizzazione della spesa sanitaria e tracciabilità delle cure. Ma la sfida vera sarà quella della formazione: convincere e accompagnare anche quei professionisti che si sentono ancora “analogici” in un mondo ormai digitale.

E intanto, il cittadino valdostano che ha dato il consenso, scaricato l’app, consultato i propri referti, si trova ancora a dover telefonare per prenotare una visita, o a bussare alla porta del proprio medico con una cartella stampata.

pi.mi.