Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) avrebbe dovuto rivoluzionare l’accesso alla sanità, semplificare la vita ai cittadini, facilitare il lavoro ai medici. Ma, in Valle d’Aosta come nel resto d’Italia, la realtà è più complessa. E la digitalizzazione della salute, invece di unire, rischia di creare nuove disuguaglianze.
A lanciare l’allarme è la Fondazione GIMBE, che in occasione del 9° Forum Mediterraneo in Sanità ha presentato il quadro aggiornato sull’adozione del FSE nelle Regioni italiane. Un quadro a luci e ombre, in cui la Valle d’Aosta spicca per alcuni risultati, ma delude su altri.
Secondo il report:
l’adesione al consenso informato da parte dei valdostani è altissima: ben il 73% dei cittadini ha autorizzato la consultazione dei propri dati da parte dei medici (contro una media nazionale del 42%);
anche l’utilizzo diretto da parte dei cittadini è sopra la media: il 30% ha effettuato almeno un accesso nei tre mesi monitorati, rispetto al 21% italiano.
Ma le buone notizie finiscono qui.
Sul piano dell’offerta: il FSE regionale contiene solo 11 tipologie documentali su 16, pari al 69% del totale (sotto la media nazionale del 74%);
i servizi disponibili – come prenotazioni online, download referti, scelta del medico – si fermano a un modesto 29%.
E sul fronte professionale, si apre la vera crepa: solo il 47% dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta valdostani ha utilizzato il FSE tra gennaio e marzo 2025. Ultimi in Italia, insieme ad Abruzzo, Calabria e Campania;
al contrario, il 100% dei medici specialisti risulta abilitato all’uso della piattaforma, ben sopra la media nazionale del 72%.
In sintesi: i cittadini ci credono, i medici no, o meglio, una parte sì e l’altra proprio no.
A fronte di questi dati, la Valle d’Aosta appare come una Regione a due velocità: pronta all’innovazione dal lato istituzionale e specialistico, ma in difficoltà nel fare squadra con i medici di famiglia, che restano una figura chiave nel rapporto diretto col paziente.
La Regione, intanto, continua a investire sul FSE anche come strumento di razionalizzazione della spesa sanitaria e tracciabilità delle cure. Ma la sfida vera sarà quella della formazione: convincere e accompagnare anche quei professionisti che si sentono ancora “analogici” in un mondo ormai digitale.
E intanto, il cittadino valdostano che ha dato il consenso, scaricato l’app, consultato i propri referti, si trova ancora a dover telefonare per prenotare una visita, o a bussare alla porta del proprio medico con una cartella stampata.