L’artigianato valdostano non si accontenta di sopravvivere: rilancia, sfida il tempo, conquista la città. Nell’epoca in cui tutto è standardizzato, virtuale, riproducibile, la Valle d’Aosta sceglie il contrario: torna alla mano, al gesto, alla fatica del fare. E Aosta, tra luglio e agosto, diventa la capitale silenziosa – ma affollata – di una cultura materiale che non chiede permessi per esistere, semplicemente c’è. Vive. Respira.
Sabato 19 luglio si alza il sipario sulla 72ª Mostra Concorso, primo atto di una lunga stagione che porterà nel cuore del capoluogo il meglio del “saper fare” valdostano. Piazza Chanoux, salotto buono della città, ospiterà la creatività di decine di artigiani, dalle sgorbie ai telai, dai costumi ai mobili, fino agli esperimenti degli ARTernativi, che rinnovano la tradizione senza rinnegarla. La bellezza, in queste giornate, non si guarda soltanto: si tocca, si ascolta, si annusa, perfino.
Accanto ai manufatti, la musica: torna anche il Foire Festival, a ricordarci che la cultura è sempre una faccenda collettiva, fatta di voci, note, storie. Il legno scolpito risuona tra i cori, e tutto, magicamente, si tiene.
Ma non finisce qui. Dal 31 luglio al 3 agosto sarà la volta dell’Atelier des Métiers, dove gli artigiani professionisti – quelli che hanno scelto di vivere del proprio talento – mettono in mostra pezzi unici, irripetibili. Non repliche: creazioni. Ogni stand è un racconto, ogni oggetto è un mondo.
Per chi ama le contaminazioni, ecco ORSOFF – il Fuori-Fiera: 26 artigiani e artisti, anche d’oltralpe, rimescolano le carte. Il legno dialoga con l’arte contemporanea, il cuoio con la performance, la lana con la provocazione. È artigianato? Sì, ma del XXI secolo. Quello che osa.
Infine, il gran finale. Il 2 agosto la città esplode con la 56ª Foire d’été, la sorella estiva della millenaria Sant’Orso. Quattrocento artigiani, quattrocento storie, quattrocento occasioni per entrare, anche solo per un istante, in un mondo che profuma di pialla, di fumo di forgia, di vernice fresca. Aosta si fa bottega a cielo aperto: si cammina tra ferri battuti, vetri soffiati, legni odorosi, canti e risate. Si mangia bene, si balla meglio.
Non è solo una fiera, è una dichiarazione di intenti. L’artigianato, qui, non è folclore: è futuro. È identità che non si vende a saldo, è bellezza che non ha fretta. È la Valle d’Aosta che sa ancora fare, e farlo bene.
Chi viene, lo capisce. Chi resta, lo sente. Chi parte, magari torna.
Perché un’estate così non si dimentica.
Nemmeno quando cala il sipario e si risentono solo le sgorbie nel silenzio dei laboratori.
Et, come l’on dit par céans… “L’è no l’av’n de l’art, c’est l’âme de no pays.”
Parce que chaque pièce façonnée à la main porte un peu de nos montagnes, de notre mémoire, de notre avenir.