CRONACA - 14 luglio 2025, 12:00

Canile-gattile valdostano, vergogna pubblica: tra umiliazioni, silenzi e animali dimenticati

Un luogo che dovrebbe tutelare la vita animale si è trasformato in una macchina burocratica che mortifica il volontariato, umilia il lavoro e cancella venticinque anni di esperienza. Intanto la politica guarda altrove

Il canile-gattile regionale della Croix Noire sta diventando, giorno dopo giorno, un caso simbolo di ciò che non dovrebbe mai accadere in una pubblica amministrazione: lo svuotamento del senso, il disprezzo per chi ci lavora e per chi ci ha lavorato, il soffocamento dell’impegno volontario e il colpevole silenzio di chi governa. Con gli animali, ovviamente, a pagarne il prezzo più alto.

Gestito per un quarto di secolo dalla valdostana Avapa, il servizio è passato – con regolare appalto – al Consorzio Coob e alla consorziata Cooperativa sociale Il Melograno, con sede in Toscana. E fin qui, nulla di male. Anzi: sarebbe giusto valutare il nuovo corso sulla base dei risultati, dell’umanità e della trasparenza. Ma è proprio su questi tre punti che iniziano a crollare le certezze.

Il racconto di un professionista aostano che si è visto negare l’ingresso in struttura – mentre era con il figlio piccolo – per mancanza di un fantomatico “certificato USL”, è già una fotografia che vale più di mille parole. Niente visita, niente contatto con gli animali, niente adozione. Solo burocrazia fredda e totale assenza di buon senso. Il tutto aggravato dal fatto che, come lui stesso ha raccontato, è stato contattato a posteriori da un dirigente regionale. Come dire: se parli, qualcuno ti guarda. Ma non ti ascolta.

E intanto fuori dai cancelli, i volontari storici – quelli che per anni hanno passeggiato i cani, curato le adozioni, accompagnato gli animali con rispetto e amore – si ritrovano umiliati, ignorati, rilegati in coda sotto il sole, in attesa che un operatore del Melograno consegni loro, uno alla volta, il cane da portare fuori. Non possono più entrare autonomamente nei box, non possono fare foto, non possono nemmeno raccontare all’esterno ciò che accade. Un clima da coprifuoco che fa a pugni con i valori della cura, della fiducia, della condivisione.

Non va meglio sul fronte occupazionale. Chi ha lavorato nella precedente gestione è stato spesso trattato con distacco, in alcuni casi addirittura con disprezzo. Le organizzazioni sindacali denunciano scarsa considerazione, assenza di dialogo, rigidità organizzative e comportamenti che lasciano poco spazio a quella cultura cooperativistica che, in teoria, dovrebbe essere il cuore pulsante del nuovo corso.

"Dire che i volontari sono utili ma non fondamentali – ha scritto Giovanni Girardini, possibile candidato sindaco del centrodestra – è un atto di ignoranza e presunzione". Difficile dargli torto, in questo caso. La politica di maggioranza, invece, tace. Se si esclude qualche presa di posizione – più difensiva che risolutiva – da parte di alti dirigenti, nessuno ha sentito il dovere di prendere parola in Consiglio o di pretendere una verifica puntuale del servizio.

Nel frattempo, i veri protagonisti – gli animali – sono sempre più le vittime silenziose. Costretti a vivere in un contesto iper regolamentato, con passeggiate ridotte e nuove tempistiche che generano stress e rischi di aggressività, sono pure esposti al fragore degli eventi pubblici, come il Motor Show organizzato a pochi metri dalla struttura.

Una petizione popolare chiede di vietare eventi rumorosi in prossimità del canile. Un atto minimo di civiltà, che però sembra non trovare eco nelle sedi che contano.

Questa storia mette insieme tutti i paradossi della gestione pubblica di servizi delicati: si affida un appalto in nome dell’efficienza e si perde l’anima, si caccia il volontariato invece di rafforzarlo, si riduce il concetto di benessere animale a un regolamento interno.

E soprattutto, si dimentica che esistono persone che hanno costruito, giorno dopo giorno, un servizio con passione e umanità.

Il silenzio della Regione – che ha in mano la titolarità del servizio – è assordante. I consiglieri tacciono. L’assessore competente pure. La giunta si chiude nel solito bunker della procedura, come se il rispetto della norma fosse sufficiente a giustificare lo scempio.

La verità è che il problema è politico, e chi governa non può nascondersi dietro una gara d’appalto. Il benessere animale, il rispetto del lavoro, la valorizzazione del volontariato e la trasparenza sono scelte, non protocolli.

Chi ha il coraggio di metterci la faccia? Chi ha il dovere di dire se questa gestione va bene o va cambiata?

La Valle d’Aosta, che ama definirsi “autonoma” e “solidale”, oggi deve decidere: da che parte vuole stare?

Et pendant que les animaux attendent une caresse, la politique valdôtaine, elle, caresse l’inaction.
Les fonctionnaires administrent, les technocrates imposent, les gestionnaires verrouillent, et les élus... eh bien, les élus se taisent ou publient des posts.
Mais où est passée l’indignation de ceux qui prétendent défendre les plus faibles ?
Le silence vaut-il donc plus que le courage d’agir ?
À croire qu’en Vallée d’Aoste, même la compassion est externalisée.

pi.mi.