Stim.mo Direttore,
ho letto (e riletto) con grande attenzione il suo scritto in merito ai "muretti a secco", patrimonio culturale e scrigno del sapere delle nostre popolazioni contadine nel corso dei secoli.
Sono figlio di contadini che avevano terreni coltivati a vite e quindi con la presenza di tantissimi muri a secco; ricordo bene le lezioni di mio nonno e di mio padre circa la cura che tali opere necessitano e l'attenzione che bisognava prestare all'acqua d'irrigazione per evitare frane e smottamenti.
Oggi quei terreni sono di mia proprietà e pur essendomi stato chiesto di vendere, non ho accettato preferendo invece affittarli.
E' di una settimana fa un fatto increscioso successo in quella campagna quando un agricoltore poco attento ha lasciato scorrere acqua nella parte alta per più giorni senza prestare la minima attenzione alle campagne sottostanti.
Ciò che voglio dire è che purtroppo il rifacimento dei muretti è parzialmente rimborsato da RAVA, naturalmente a determinate e giuste condizioni, pare infatti che può ottenere contributi solo se il richiedente ha partita IVA e comunque se è un conduttore. Nel mio caso non sono né l'uno né l'altro per cui, nel mio specifico caso, quelle straordinarie strutture non saranno mai più rifatte. Un vero peccato.
Lettera firmata
Caro lettore,
grazie per la sua lettera, che è una carezza amara alla memoria contadina e una stilettata gentile all’indifferenza istituzionale. Lei ricorda suo padre e suo nonno che insegnavano a “leggere” la montagna, a curarla con intelligenza, rispetto e mani ruvide. E oggi, da proprietario affittuario, osserva sgomento il risultato di una distrazione colpevole e l'impossibilità di agire: i suoi muretti, patrimonio secolare, non verranno più rifatti perché lei, pur volendo, non può accedere ai contributi regionali. Sembra, infatti che chi non ha una partita IVA, non è un “conduttore” e quindi pare che non ne abbia diritto. Ma questo è irrilevante. Il problema è di ben latra natura e tutto politico.
E allora bisogna dirlo chiaramente: oggi la Regione autonoma Valle d’Aosta finanzia i muri, ma solo se chi li chiede è dentro un certo perimetro fiscale. Il paesaggio, invece, non ha partita IVA. Non ha visura camerale. Ma ha radici, come quelle delle viti dei suoi nonni.
Se il rifacimento dei muri a secco è condizionato a requisiti così rigidi da escludere proprio chi possiede e vorrebbe tutelare quel patrimonio, allora non è un contributo, ma un paravento. Una finta politica agricola che parla di “valorizzazione” mentre lascia franare le colline.
Gentile Assessore all’Agricoltura, la questione posta dal lettore non è tecnica: è politica. E riguarda la visione che questa Giunta ha del mondo agricolo. Un mondo che viene ormai pensato solo in chiave aziendale, fiscale, imprenditoriale. Ma la Valle d’Aosta è terra di frammentazione fondiaria, di microproprietà, di memorie contadine che resistono nei cuori e nei confini tracciati con pietre e sudore. La manutenzione di quel paesaggio non può essere subordinata a un codice Ateco.
Vogliamo sapere: la Regione ha intenzione di allargare i criteri per finanziare il recupero dei muri a secco anche ai piccoli proprietari privi di partita IVA? O si continua con il solito doppio registro: la retorica identitaria nei discorsi e la burocrazia spietata nei bandi?
Per ora, i muretti a secco cadono. Ma a crollare davvero è la credibilità di chi, in nome dell’identità valdostana, finanzia solo chi ha il commercialista?