Lasciata l’auto nel parcheggio, a destra della rotabile asfaltata, subito dopo il ponte sulla Clarée. La zona in esame è nel vallone di Nevache, sul versante francese nei pressi di Briançon, e sul versante della valle Stretta di Bardonecchia, in provincia di Torino.
Bello e accattivante è il campeggio di Fontcouverte sito in una stupenda pineta (da dove si parte), riattraversando il ponte di legno (appena prima sulla destra il Refuge de la Fruitière con fontana).
Pochi metri dopo il ponte seguire le indicazioni e prendere una comoda mulattiera che a sinistra (senso di marcia, a nord) in circa trenta minuti raggiunge le Refuge du Ricou, 2115 m. Esso è costituito di due edifici, uno dei quali, il locale invernale, è sempre aperto e veramente ospitale.
La fontana che si trova nei pressi, richiama a vecchi ricordi, pensieri, sensazioni, come se fossimo già stati in quei luoghi, mentre è la mente che si rilassa pensando quante pace infondono tuttora, perché lì un tempo, prima delle grandi migrazioni nelle varie città, pulsava la vita. Il sentiero prende decisamente a salire (nord, segnaletica) con tornanti ripidi e stretti sui pendii erbosi, ma comunque sempre comodo da percorrere, fino a raggiungere una balza. Ignorando la diramazione di sinistra (ovest) che conduce ai rifugi di Laval e dei Drayères con il percorso del Tour du Mont Thabor e la diramazione di destra (est) che riporta a Nevache, seguire le indicazioni per le Lac Laramon 2359 m (destra, est) salendo con numerose svolte sul terreno erboso alla cui destra scorre il ruscello emissario del lago.
Il placido rumoreggiare del ruscello, infonde una pace serena, quasi una melodia che ci giunge all’orecchio dal letto del rio. Raggiunto il ripiano che ospita, come una sirena ammaliatrice, il lago, ci si ferma a guardare l’acqua smossa da un venticello delizioso, che crea arabeschi di luce ed è difficile vincere la tentazione di sdraiarsi e chiudere gli occhi, per farsi rapire da quella calma assoluta.
Meno male che una marmotta rompe quel silenzio incantato emettendo il suo gridolino che si chiama; “Whistler” e che significa “fischietto, riportandoci alla realtà, anche se resta comunque difficile, davanti ad un simile spettacolo, trovare la voglia di rimettersi in cammino. Attraversato il torrente, si costeggia la sponda occidentale del lago e sul sentiero che s’impenna sul terreno notevolmente più ripido, si raggiunge le Lac du Serpent, 2448 m, vera balconata panoramica sulle cime del Delfinato, racchiuso all’estremità settentrionale da una scarpata rocciosa. Nei prati antistanti a sud ovest del lago vi sono dei ruderi molto simili ai baraccamenti militari.
Lungo uno dei tanti laghetti spicca l'Eriophorum scheuchzeri
Lungo le rive dei laghi è facile incontrare silenziosi e appassionati pescatori, anche se personalmente gli animali, a qualunque specie appartengano, preferisco gustarli da vivi nel loro habitat naturale, che in padella! Si costeggia anche questo sentiero alla sinistra (ovest) e con percorso ora meno agevole, data la conformazione del terreno, con direzione nord ovest si raggiunge un piccolo lago nei pressi di un’enorme roccia montonata dalla conformazione simile a una gigantesca balena da cui trae il nome.
La traccia continua con percorso a zig-zag per evitare le asperità più malagevoli del terreno, fino a prendere decisamente a destra (est) e con numerosi tornanti su sfasciumi, si raggiunge il Col du Grand Cros, 2848 m. Di qui bel colpo d’occhio sul Pic de Rochebrune, il Monviso, lo Chaberton e il vallone che da Nevache Ville Haute sale fino al Colle del Vallone, al Lac Blanc e al Pic du Lac Blanc. Verso ovest, Les Aiguilles d’Arves svettano come tre sorelle, con l’Aiguille du Goleon a sinistra, più vicine le cime della Valle de la Clarée, la Pointe des Cerces, la Tete de la Cassille.
All’inizio di stagione dal ripiano superiore del Lac du Serpent in su è facile incontrare residui di nevai che, se non ostacolano la salita, senz’altro velocizzano la discesa, lasciandosi scivolare come se avessimo gli sci ai piedi. Dal colle a sinistra (senso di marcia) per comoda traccia si sale fino a raggiungere l’anticima, 2848 m, (ometto) e quindi, seguendo fedelmente la divertente cresta des Gardioles o aggirandone le pur modeste avversità, si raggiunge la sommità del Pic du Lac Blanc, 2980 m. Il panorama è garantito.
Tutte le vette del Delfinato, che hanno iniziato ad apparire con la Barre des Ecrins, il Pelvoux e il Pic des Agneaux dai pressi del Lac Laramon, da qui rifulgono in tutto il loro splendore. Così pure le cime della Valle Stretta, il Thabor e il Pic del Thabor che sporge alla sua sinistra, la Costiera dei Magi, il Gruppo di Bissort, i Serous, più a nord il Peclet Polcet, e lontanissimo il Monte Bianco che è veramente una gioia per gli occhi e la mente.
La discesa segue l’itinerario di salita, oppure, una volta ridiscesa l’ultima rampa che porta in vetta, ci s’immette in una delle tante tracce su sfasciumi e terriccio del versante meridionale che convergono direttamente, seguendo la linea di massima pendenza, nella conca sottostante, costellata da bellissimi laghetti. Raggiuntala ci s’immette sul sentiero di salita poco prima del laghetto sovrastato dalla “balena”. Di qui in poi la discesa ripercorre l’itinerario di salita.
In vetta
Scheda tecnica
Altezza Massima raggiungibile: 2980 m
Tempo di salita: 3,30 h
Tempo Totale (AR): 6 h circa
Dislivello: 1123 m
Difficoltà: E
Materiale occorrente: bastoncini telescopici
Accesso in auto: Torino, Bardonecchia, Colle della Scala, Nevache, Chalets de Fontcouverte oppure Torino, Oulx, Cesana, Clavière, Monginevro, La Vachette, Plampinet, Nevache ecc.
Località di partenza: Chalets de Fontcouverte 1857 m
Località di arrivo: idem