Tre clienti annunciarono le loro puntate. Si trattava di un industriale tessile biellese, un avvocato casalese e un commerciante di Torino, dei quali la discrezione dei croupier impedì venissero tramandati i nomi.
L’impiegato Antonio Rolleri prese la pallina d’avorio, diede al cilindro della roulette una spinta in senso orario e avviò in senso opposto la sfera. Dopo alcuni giri la pallina, superò le barriere a losanga, rimbalzò e saltellò sulle caselle per fermarsi su quella contrassegnata dal numero nove. “Neuf, rouge, impair et manque”.
La casa da gioco era entrata nella storia imprenditoriale della Valle d’Aosta. In quel momento Presidente della Regione era Severino Caveri che ereditò le decisioni assunte dal Presidente Federico Chabod il quale emanò il 3 aprile 1946 il decreto di apertura del Casino de la Vallée.
Si trattò di una decisione cui diede impulso il Sindaco di Saint-Vincent Elia Page. Decisione consentita dai poteri speciale riconosciuti alla Regione Valle d’Aosta e la giustificavano la necessità di rafforzare le capacità di sviluppo turistico della Regione e del Comune di Saint-Vincent in particolare. In effetti in Europa erano e sono molti i casinò nati nel contesto di cittadine termali a vocazione turistica, Baden Baden in Germania per tutte.
La storia del casinò è stata caratterizzata dall’indiscusso valore economico che ha rappresentato per molti anni, con un picco indiscutibile all’inizio degli anni ’80 quando venne di fatto raddoppiata la capacità produttiva della casa da gioco e dell’albergo. Ma è stata anche una storia in cui glamour, cultura, mondanità e sport si sono incontrati nelle numerosissime iniziative promosse dall’azienda,fra tutte il Premio Internazionale per le Scienze Mediche, le Grolle d’Ora del Cinema italiano, il Premio di Giornalismo, un Disco per l’Estate.
Tuttavia, la profonda ristrutturazione avviata nel 2018 e ancora in corso consente oggi di mantenere la casa da gioco e i servizi alberghieri collegati come una delle più importanti realtà imprenditoriali valdostane.