Le criticità del Servizio sanitario regionale, già evidenti e consistenti prima della pandemia, si sono ulteriormente aggravate con l’emergenza Covid. Gli scellerati piani di riordino dell’ospedale e del territorio avallati dai precedenti governi regionali, invece di ottimizzare le risorse in rapporto agli effettivi fabbisogni, hanno ahinoi comportato la chiusura e la riconversione di reparti ospedalieri con rilevante decremento del numero dei posti letto, peggioramento insostenibile delle condizioni di lavoro e progressivi tagli economici.
Il risultato ottenuto è sotto gli occhi di tutti: sistema sanitario sempre più ospedalo-centrico, destrutturato e con ridotta capacità di erogare servizi quali/quantitativi adeguati a danno della popolazione e della professionalità degli operatori sanitari. Che la politica, quindi, si ricordi bene che da quanto sopra ben evidenziato sono conseguiti la fuga di medici, il mancato turnover – relativo ai numerosi pensionamenti – a causa di concorsi molto spesso andati deserti o quasi, uno spropositato aumento delle liste di attesa e un progressivo costoso ricorso sia al privato convenzionato che alle cooperative per erogare diagnosi e cure, senza però garantire adeguata continuità assistenziale.
E tutti sanno che se non arriveranno presto nuovi professionisti della salute, con il proseguire della fuga di medici e anche di infermieri dal Parini, qualsiasi sforzo per ridurre le liste di attesa e garantire tutti i LEA sarà inutile. Le vicine Francia e Svizzera (anch’esse “affamate” di medici di esperienza) e le regioni italiane limitrofe stanno facendo di tutto per essere più attrattive in termini di carriera, di condizioni lavorative e stipendiali. Senza significative incentivazioni professionali ed economiche per i medici ospedalieri, i dirigenti sanitari e i veterinari, anche i concorsi indetti per nuove assunzioni – dalla “finalmente” preoccupata Direzione USL – e i futuri investimenti mediante il PNNR per ammodernare strutture e tecnologie regionali non avranno alcuna ricaduta in termini di cure tempestive e di qualità per la popolazione valdostana e per i turisti, lasciando il nostro unico presidio ospedaliero, magari anche nuovo di zecca e all’avanguardia, svuotato di operatori qualificati e sicuramente incapace di garantire tutte le cure e l’assistenza agli acuti.
E ci sarà quindi ancora più spazio e più denaro pubblico per le cooperative e per il privato convenzionato. Se qualcuno vuole questo lo dica chiaramente. I sindacati di categoria stanno già da alcuni mesi lavorando alacremente insieme all’Assessore alla Sanità, anche grazie a un tavolo di confronto attualmente in corso, per trovare soluzioni adeguate e rapide con il comune intento di salvare il salvabile e, magari, nei prossimi mesi, invertire il processo di default in corso. In estrema sintesi: la politica regionale vuole davvero salvare il sistema sanitario pubblico regionale e in particolare quello ospedaliero?? Adesso o mai più…
Il Consiglio Regionale si riunirà per definire e approvare la Legge di Bilancio per il prossimo anno. Ora servono più che mai i fatti e i Sindacati, assieme ai medici, ai dirigenti da loro rappresentati e soprattutto assieme ai cittadini, aspettano che il Governo Regionale faccia per l’anno 2022 e per gli anni successivi cospicui investimenti e concrete manovre nel segno della tanto citata “attrattività valdostana” che, a parole, è diventata lo slogan della stragrande maggioranza dei consiglieri regionali.
Ci auguriamo che alle parole seguano i fatti: se così non sarà, bisognerà che qualcuno si assuma la responsabilità di non aver considerato come priorità assoluta la salute dei cittadini e il ruolo di coloro che la garantiscono.