La stazione spaziale cinese Tiangong-1 è rientrata in atmosfera il 2 aprile disintegrandosi durante l’attraversamento dell’atmosfera e i frammenti che hanno raggiunto la superficie della Terra sono caduti alle 2.16 ora italiana nel sud dell’Oceano Pacifico.
Ma ora è previsto il rientorientro incontrollato in atmosfera del secondo stadio del lanciatore PRC CZ5B.
Il Dipartimento della Protezione civile ha istituito un comitato tecnico scientifico per seguire e monitorare il rientro al quale hanno partecipato i rappresentanti dell'Agenzia spaziale italiana (Asi), dell'Istituto nazionale di astrofisica, dell’Istituto superiore per protezione e la ricerca ambientale (Ispra), dei ministeri dell’Interno, degli Affari Esteri, delle Infrastrutture e Trasporti, dell'Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) e dell’Enav. Ai lavori, in collegamento con le strutture di protezione civile delle Regioni interessate dall'evento, hanno preso parte anche le Forze Armate, con lo Sato Maggiore della Difesa, del Comando operativo di vertice interforze e dello Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare.
Nel corso degli incontri del comitato tecnico scientifico, Asi ha fornito i dati che hanno permesso al Dipartimento di elaborare le mappe con le traiettorie di Tiangong 1 sull’Italia e ad Ispra di predisporre una cartografia con i punti sensibili sul nostro territorio associabili a possibili scenari di crisi ambientale, finalizzate alla gestione di una eventuale emergenza.
L’Italia è stata una delle zone del pianeta con probabilità, anche se molto basse, di essere coinvolte dalla caduta, con quattro orbite della Tiangong che la interessavano direttamente, dall’Emilia Romagna verso sud. Gli ultimi giorni hanno visto continui aggiornamenti dell’ora nominale della caduta e della forbice di previsione ma, la progressiva diminuzione dei passaggi ha permesso - poche ore prima dell’impatto nel Pacifico - al Capo Dipartimento Angelo Borrelli di dichiarare che, «la percentuale di colpire il nostro territorio è scesa allo 0,1% e possiamo quindi escludere che l’Italia sia coinvolta direttamente dal rientro sulla Terra della stazione spaziale cinese».
Che stesse rientrando nell'atmosfera un oggetto di grandi dimensioni e la paura che dei frammenti potessero arrivare al suolo ha fatto capire le dimensioni del problema, ha affermato Ettore Perozzi dell'Asi, «in genere i rientri di veicoli spaziali sono controllati ed esistono in proposito raccomandazioni internazionali». In Europa esiste un accordo quadro per la sorveglianza spaziale chiamato Sst (Space surveillance and tracking support), al quale l'Italia partecipa con Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Si sta lavorando poi per mettere su un sistema europeo ed è la prima volta che un rientro importante come quello della Tiangong 1, concludono da Asi, viene utilizzato in una sorta di prova generale su come affrontare situazioni analoghe.