Educazione, istruzione, un pasto scolastico sano al giorno e assistenza sanitaria devono essere accessibili e gratuiti per i minori in povertà o in condizioni difficili. Che sono tanti. In Europa nel 2019 oltre il 22% dei bambini viveva in famiglie a rischio di povertà o di esclusione sociale. La Commissione europea vuole dunque una garanzia europea per l’infanzia, perché ai minori in difficoltà siano garantiti diritti accessibili e sicuri (la scuola, i pasti, la salute). E ha adottato la prima strategia generale dell’UE sui diritti dei minori, insieme alla proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l’infanzia, per promuovere pari opportunità per i minori a rischio di povertà o di esclusione sociale.
Il contesto non è certo facile. Sia nella Ue che fuori, i bambini continuano a essere vittima di esclusione socioeconomica e discriminazione per la loro origine, per status, genere o orientamento sessuale, per i loro genitori. Le loro voci non sono ascoltate. E la situazione si è aggravata con la pandemia.
La Commissione ha dunque presentato una strategia generale per i prossimi quattro anni che mira a sviluppare tutte le azioni dell’UE volte a tutelare e promuovere i diritti dei minori.
«Ancor prima della pandemia, il 22 % dei minori nell’UE era a rischio di povertà o di esclusione sociale: una situazione che dovrebbe essere inconcepibile in Europa. Nel corso dell’ultimo anno le disuguaglianze già esistenti sono diventate ancora più profonde. Bisogna fare in modo che i minori che ne hanno bisogno abbiano accesso a un pasto sano, all’istruzione, a un’assistenza sanitaria e a un alloggio adeguato, indipendentemente dal loro contesto. La Commissione è pronta a sostenere gli Stati membri con tutti i mezzi a sua disposizione per cambiare realmente le vite dei minori».
La Commissione propone una serie di azioni, dalla produzione di testi giuridici adatti ai minori all’organizzazione di consultazioni con i minori nel contesto della conferenza sul futuro dell’Europa e dell’attuazione del patto per il clima e del Green Deal. Gli Stati da parte loro devono consentire la partecipazione dei minori alla vita democratica.
Il diritto dei minori di realizzare pienamente il loro potenziale indipendentemente dal loro contesto sociale. La Commissione vuole istituire una garanzia europea per l’infanzia per combattere la povertà e l’esclusione sociale dei minori. Si occuperà, ad esempio, anche della salute mentale dei minori e aiuterà a sostenere un’alimentazione sana e sostenibile nelle scuole dell’UE. Si impegnerà per migliorare le norme sull’educazione e la cura della prima infanzia in tutta l’UE e per assicurare un’istruzione inclusiva di qualità.
La strategia ribadisce poi il diritto dei minori di essere liberi dalla violenza di genere e dalla violenza domestica, con raccomandazioni per prevenire le pratiche violente contro le ragazze. Gli Stati devono creare sistemi di protezione dei minori, rafforzare la risposta nazionale alla violenza nelle scuole e adottare atti legislativi nazionali per porre fine alle punizioni corporali.
Nel 2019 quasi 18 milioni di minori nell’UE (il 22,2 % dei minori) vivevano in famiglie a rischio di povertà o di esclusione sociale. Questa situazione riproduce nel tempo le disuguaglianze. La garanzia europea per l’infanzia vuole spezzare tutto questo e garantire ai minori una serie di servizi fondamentali.
La garanzia raccomanda dunque agli Stati di far sì che i minori bisognosi abbiano accesso gratuito ed efficace a educazione e cura della prima infanzia, ad esempio evitando la segregazione scolastica; istruzione e attività scolastiche, ad esempio fornendo attrezzature adeguate all’insegnamento a distanza e organizzando gite scolastiche; almeno un pasto sano per ogni giornata scolastica; assistenza sanitaria, ad esempio agevolando l’accesso a esami medici e programmi di screening sanitario.
Nell’individuare i minori in stato di necessità, prosegue la Commissione, gli Stati devono tenere conto delle esigenze specifiche dei minori che provengono da contesti svantaggiati, come quelli senza fissa dimora, con disabilità, con situazioni familiari precarie, provenienti da contesti migratori o appartenenti a una minoranza etnica.