"Inizieremo un dialogo tra le nostre realtà per portare avanti un progetto ambizioso, esportando l’efficienza e il grande valore storico dei nostri impianti a fune". Con questa assucurazione Alessandro Giovenzi, sindaco di Verres, ha concluso la conferenza in streaming dei Municipi che condividono il santo patrono; sant'Egidio.
Verrès ha però un recorso, è il Comune egidiano più a nord d’Italia, è uno dei 27 comuni che hanno come patrono Sant’Egidio Abate.
La conferenza, svoltasi alla presenza di numerose autorità della regione Sicilia, e del prof. Salvatore Castorina, governatore della Confraternita di Sant’Egidio Abate, è stata un’occasione di importante confronto tra le diverse realtà del paese.
Il Sindaco di Verrès, ha sottolineato la volontà di portare avanti un legame di condivisione e crescita tra le comunità egidiane, in particolare con il comune di Linguaglossa, il comune egidiano più a sud.
"Siamo agli antipodi d’Italia - ha esordito Giovenzi - ma la nostra gente, guidata e protetta da Sant’Egidio è accomunata anche dalla protezione della maestosità delle montagne, se noi in Valle d’Aosta siamo preservati e custoditi dai grandi massicci del Monte Rosa e del Monte Bianco, Linguaglossa è spinta dalla forza e dall’ardore del monte Etna".
SAN EGIDIO
Nato da nobile famiglia in Atene, questo santo passò i primi anni della sua vita nel paese natio. Di ingegno profondo, colto, amante della pietà, ben presto si cattivò la benemerenza del popolo e dei prìncipi e con essa gli onori del mondo. Ma sprezzante di tutto, Egidio fuggì da Atene, e si recò in Francia, ritirandosi in un luogo deserto presso la foce del Rodano, per attendere con più fervore al servizio di Dio. Poco tempo dopo passò in una foresta e vi stabilì la sua dimora, vivendo in preghiera, fra austerità e digiuni. Si nutriva di erbe, di radici, di frutti selvatici, dormiva su nuda terra, e suo guanciale era un sasso. Il Signore ebbe pietà di lui in quel luogo deserto e gli mandò una cerva che gli forniva giornalmente il latte.
Scoperto durante una partita di caccia da Flavio re dei Goti, entrò nelle grazie di quel sovrano, e per i molti miracoli operati fu conosciuto in tutta la Francia sotto il nome di « santo taumaturgo ».
Spinto da tutto il popolo e pregato dallo stesso re ad abbandonare quel romitaggio per recarsi alla corte, non cedette, ma ottenne che il re gli donasse quella selva.
Acconsenti il re e vi fabbricò un monastero che regalò ad Egidio. Lì accorse gran numero di giovani desiderosi di vivere sotto la sua direzione. Il Santo prese a dirigerli nella via della santità colle regole di S. Benedetto. Con essi potè incivilire quella regione,. dissodò campi, fertilizzò terreni fino allora incolti, aprì vie di commercio e specialmente predicò Gesù a quei popoli, convertendo i peccatori e inducendoli a penitenza.
Crescendo sempre più la fama di lui, molti si stabilirono vicino al monastero così da formare una città che ora porta il suo nome. Pieno di anni e di meriti S. Egidio verso la fine del secolo VIII volò al cielo a ricevere la corona dei Beati. Più tardi, quando cioè i calvinisti profanavano con vandalico odio i santuari della Linguadoca, le preziose reliquie di S. Egidio vennero religiosamente trasferite a Tolosa ove si conservano con grandissimo onore, e la sua tomba è una fonte perenne di grazie e di miracoli. (tratto da www.santodelgiorno)