Arrivano da privati cittadini e non solo dalle associazioni ambientaliste, segnalazioni corredate da eloquenti fotografie su abbruciamenti 'sospetti' avvenuti in questi giorni in Valle e anche ad Aosta. Sabato mattina da alcuni orti cittadini nella zona ad est si è levato un denso fumo nero e qualche residente si è domandato se il Corpo Forestale avesse autorizzato roghi, ad esempio, di pneumatici.
“Da tempo – interviene sul punto Legambiente VdA – riceviamo segnalazioni di valdostani che lamentano gli effetti negativi sulla qualità dell’aria dovuti a giornalieri roghi praticati sul territorio. Gli studi scientifici tuttavia, avvertono sui danni dell’inquinamento causato da questi fuochi, oggetto nella nostra regione di puntuali campagne di monitoraggio da parte dell’Arpa, soprattutto in periodi come quello invernale, in cui basse temperature e bassa pressione schiacciano a terra e ci costringono a respirare i fumi prodotti; in territori come i nostri, poi, la conformazione delle valli non permette la dispersione delle particelle cariche di veleni".
A poco serve inoltre chiudere le finestre: le polveri penetrano egualmente nelle case proprio mentre l’emergenza sanitaria della pandemia ci invita a restarvi.
"E’ evidente che c’è un vuoto normativo – proseguono gli ambientalisti – per cui il problema reale dell’eliminazione dei residui vegetali (e a volte non solo quelli ndr) viene risolto con i metodi più sbrigativi”.
E’ evidente dunque che le linee guida previste nel Piano del miglioramento della qualità dell’aria non sono evidentemente sufficienti. Legambiente chiede alla politica di intervenire per trovare soluzioni alternative ai roghi, facendo anche presente che nelle regioni del nord Italia vige il divieto degli abbruciamenti dei residui vegetali nel periodo invernale.
I divieti possono essere anche stabiliti con ordinanze dei sindaci, nell’interesse della salute pubblica.