Chez Nous - 12 ottobre 2019, 12:28

Goccia nell’oceano

Da martedì prossimo gli automobilisti valdostani, se non hanno le catene antineve a bordo, dovranno viaggiare con i pneumatici da neve, o meglio con le gomme termiche. Se sorpresi in fallo rischiano di pagare una sanzione che può arrivare fino a 335 euro.

Il codice stradale si deve rispettare. Ma il codice stradale è anche il più emblematico esempio dell’inefficienza della politica poco attenta all’evolversi delle situazioni. Una disattenzione ancora più evidente nelle piccole cose.

Infatti la politica si riempie la bocca su temi quali i mutamenti climatici. Ma non si rende conto che in tante regioni non nevica più e che il termometro non scende sotto lo zero. Eppure il 15 ottobre, quanto meno in Valle d’Aosta, ci si deve attrezzare contro la neve ed il ghiaccio che non ci sono più. Infatti crollano i ghiacciai e gli impianti di risalita si devono realizzare a quote sempre più elevate. Eppure nel fondo Valle è obbligatorio montare le gomme termiche o avere le catene da neve a bordo.

Il codice della strada, che è scritto da politici, non sa che se non fa freddo i pneumatici termici sono pericolosissimi ed è necessario ridurre la velocità. Riducendo la velocità si aumenta l’inquinamento dell’aria. Eppure i nostri politici continuano a parlare di cambiamenti climatici.

L’obbligo delle gomme termiche fa il paio con gli orari scolastici che disgregano le famiglie e aumentano i costi di gestione delle scuole.

Evviva l’autonomia delle Istituzioni scolastiche, ma quanto meno una norma di carattere generale che preveda gli orari di lezione e la chiusura delle scuole unici su tutto il territorio valdostano non sarebbe male.

Le direzioni didattiche scelgono gli orari delle lezioni in funzione delle loro esigenze, senza guardare alle problematiche delle famiglie. E così succede che una famiglia con due o tre figli che frequentano scuole diverse non hanno la possibilità di programmare riposi, vacanze, viaggi, visite culturali.

Infatti un figlio fa vacanza un giorno mentre l’altro deve andare a scuola e viceversa. Per non parlare degli orari che spesso non coincidono e dei rientri.

C’è chi rientra un giorno, chi l’altro. Un figlio il sabato è in vacanza e l’altro deve andare a scuola un paio d’ore al mattino e così il fine settimana è rovinato.

Ma sono proprio i rientri del sabato che sono una nota stonata in un coro starnazzante. Infatti far andare i ragazzi a scuola il sabato mattina, oltre che un disagio per le famiglie e per gli stessi scolari, è un dispendio di soldi e un costo in termini ambientali.

Con tutte le scuole chiuse il sabato le famiglie si potrebbero meglio organizzare per vivere due giornate assieme ai figli che potrebbero riposare, ma soprattutto si potrebbero risparmiare l’energia per il riscaldamento, l’aria condizionata, l’energia elettrica e l’acqua. E tutto questo a favore dell’ambiente, della riduzione dell’inquinamento e contrastando, nel nostro piccolo, i cambiamenti climatici. Tutti gli impanti potrebbe infatti essere disattivati il venerdì e riaccesi il lunedì.

Santa Teresa di Calcutta diceva: “Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe”.

Senza essere blasfemi la politica, Albert Chatrian, assessore regionale all’Ambiente, Chantal Chartan (Pubblica Istruzione), Stefano Borrello (viabilità), meditino anche sulle piccole suggestioni che saranno anche una goccia nell’oceano, ma è anche con il poco che si può far tanto.

piero.minuzzo@gmail.com