FEDE E RELIGIONI - 11 maggio 2019, 09:30

PAPA: Mitezza, umiltà del cuore e docilità allo Spirito

La mitezza, l’umiltà del cuore e la docilità al soffio dello Spirito Santo sono i tre atteggiamenti che Papa Francesco ha raccomandato ai partecipanti all’assemblea della diocesi di Roma, incontrati nella serata di giovedì 9 maggio, nella basilica di San Giovanni in Laterano.

«Alle persone fragili, ferite dalla vita o dal peccato, ai piccoli che gridano a Dio — ha detto — possiamo e dobbiamo offrire la vita delle Beatitudini che anche noi abbiamo sperimentato».Nel suo discorso il Pontefice ha esortato a porsi in ascolto del «grido della gente», in particolare del «grido dei poveri», e ha messo in guardia dalle conseguenze della cultura dello scarto che segna drammaticamente la vita quotidiana della città.

«Ci sono in tanti quartieri di Roma guerre tra poveri, discriminazioni, xenofobia e anche razzismo» ha detto con un esplicito riferimento ai racconti e alle testimonianze ascoltate durante l’incontro di preghiera con il popolo rom e sinti presieduto in mattinata in Vaticano. «State attenti — ha ammonito — perché il fenomeno culturale mondiale, diciamo almeno europeo, dei populismi cresce seminando paura». Sollecitato dalle esperienze ascoltate poco prima, il Papa ha parlato della necessità di «reggere lo squilibrio» che caratterizza molte realtà romane, senza pretendere di «risistemare le cose» a tutti i costi ma piuttosto rivolgendo uno sguardo contemplativo sulla città e sui suoi abitanti.

Un compito che va portato avanti con umiltà e con disinteresse, non lasciando spazio a quelli che Francesco ha definito i «peccati dello specchio»: il narcisismo e l’autoreferenzialità. Francesco ha proposto, in particolare, di «riprendere in mano» il suo discorso in occasione del convegno di Firenze del 2015 «che, con la Evangelii gaudium, è il piano per la Chiesa in Italia ed è il piano per questa Chiesa di Roma».