Nella classifica delle morti evitabili con interventi di prevenzione Aosta è risulta al 93esimo posto su 110 città italiane capoluogo di provincia (Treviso è al primo posto, Napoli è in 110ma posizione).
E se tra le regioni la Campana conferma il proprio primato negativo, al penultimo posto c'è la Sicilia e al terzultimo la Valle d'Aosta, contrapposte alle prime posizioni di Trentino Alto Adige, Marche e Veneto. I dati aggiornati pubblicati da 'Nebo Ricerche PA' sulla qualità dei servizi sanitari disegnano dunque un’Italia tagliata a metà, con un sud e alcune regioni del Nord tra cui soprattutto la nostra sempre più svantaggiate: le mappe epidemiologiche provinciali e regionali disegnate dall’ultimo Rapporto MEV(i) (consultabili su www.mortalitaevitabile.it) sembrano suggerire che gli effetti della regionalizzazione della Sanità pubblica si riflettano anche sul fenomeno della mortalità evitabile.
Dei 101.000 decessi avvenuti prima dei 75 anni per cause contrastabili con interventi di prevenzione va però ricordato che due su tre sono correlati a carenza di prevenzione primaria, quella cioè che ciascuno di noi può attuare con un più sano stile di vita perché legata soprattutto all’alimentazione e al consumo di alcol e tabacco. Si tratta di una quota di mortalità ancora elevata, soprattutto fra i maschi, ma per la quale l’andamento geografico è meno netto.
La classifica provinciale basata sul complesso delle cause evitabili vede Treviso, Siena, Firenze ai primi posti, dove cioè il peso della mortalità evitabile è minore, Caltanissetta, Caserta, Napoli nelle ultime posizioni e Aosta certamente non brilla con 92 città su 110 che hanno registrato un tasso migliore.
Gran parte delle province del nord sono infatti posizionate nella prima metà della classifica, ad eccezione di Aosta, delle province piemontesi (salvo Torino e Novara), delle lombarde Sondrio, Cremona, Pavia e, infine, di Gorizia, Rovigo e Ferrara, tutte oltre metà classifica.
È invece necessario arrivare a un quarto della classifica per incontrare la prima provincia meridionale, Bari, al 28° posto su 110; prima di metà classifica sono presenti solo altre quattro province delle 41 meridionali: Isernia, Lecce, Barletta-Andria-Trani, Teramo.
Tra le regioni del centro Italia il territorio del Lazio appare più affine al sud, con tutte le cinque province nella seconda metà della classifica, mentre le province di Toscana, Umbria, Marche raggiungono tutte la prima parte, ad eccezione di Lucca.
Le classifiche del Rapporto MEV(i) tengono conto non solo del numero di decessi avvenuti prima dei 75 anni per cause per le quali non si dovrebbe morire ma anche dell’età alla morte, attribuendo un maggior peso ai decessi avvenuti in età più giovanili.
Trattandosi di decessi contrastabili con più efficaci interventi di sanità pubblica, MEV(i) esprime il tributo pagato dalla collettività alla mortalità evitabile quantificandolo in giorni di vita perduti pro-capite dall’intera popolazione.
Ciò consente una misurazione più accurata della dimensione del fenomeno e soprattutto della variabilità tutt’altro che trascurabile che si riscontra fra le popolazioni regionali e provinciali.
Leggendo i risultati del Rapporto MEV(i), che annualmente monitora l’andamento delle diverse componenti della mortalità evitabile, risulta evidente che è necessario impegnarsi su entrambi i fronti, quello dei servizi sanitari di prevenzione, diagnosi, terapia, cura, riabilitazione da un lato e quello dell’informazione e dell’educazione sanitaria dall’altro, e condurre approfondimenti anche a livello locale mirati a individuare determinanti e fattori di rischio.