"Questo scempio è il gesto vergognoso di un qualche individuo sprovveduto e molto ignorante, compiuto sul muro di facciata della struttura coperta della nostra area ricreativa comunale, nella notte tra le 19 di domenica 10 e l'alba di lunedi 11 marzo".
Non usa mezzi termini l'Amministrazione comunale di Gignod per denunciare l'ennesimo caso di vandalismo a danni della comunità: una frase offensiva accompagnata da una cifra che per il sindaco e i dirigenti municipali ha una chiara matrice: "Si presume che sia il commento ad una decisione intrapresa dall'Amministrazione comunale di regolamentare l'utilizzo di tutti i locali di proprietà del Comune e di far pagare un 'affitto' - si legge in un post pubblicato sulla pagina facebook del Comune - per delle motivazioni chiare e precise: il Comune non può più sostenere i costi di riscaldamento, luce, servizio pulizie delle proprie strutture, visti i tempi di grande ristrettezza economica".
Io personalmente respingo con forza non solo tali condotte, ma anche l'idea di chi ha ritenuto e continua a ritenere la cultura dell'odio e del rancore il mezzo attraverso il quale combattere l'avversario politico. Una cultura rispetto alla quale sto facendo ogni sforzo affinchè il nostro Comune, dopo molti anni, se ne possa liberare definitivamente, anche perché ritengo che il rispetto delle posizioni diverse e per le persone debba essere alla base di qualsiasi confronti".
Gignod "è un bel paese grazie alle persone che compongono questa comunità. Non sarà la mano di un anonimo vigliacco a macchiarne l'immagine. Lascio da parte ogni congiuttura sul chi e sul perchè. Le autorità competenti, che ringrazio, sapranno fare il loro lavoro. Ringrazio inoltre tutti coloro che hanno dimostrato solidarietà e affetto attraverso messaggi e telefonate. Concludo dicendo che non lascerò un millimetro all'amarezza e ai pensieri negativi che chi ha agito vuole portare in paese. Aveva ragione Einstein quando affermava 'solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana. E non sono sicuro della prima'.