ECONOMIA - 04 settembre 2018, 17:00

Dal primo settembre le lampadine alogene 'fuori legge'

E' infatti entrato in vigore il regolamento europeo che impone l’uscita dal mercato delle lampade alogene meno efficienti.In veendita fino a esaurimento scorte

La decisione va nel senso della riduzione dei consumi energetici, resa possibile grazie alla presenza sul mercato di prodotti che consumano molto meno: il grado di efficienza energetica di una luce a LED è di cinque volte superiore a quello di una lampadina alogena. Ecco perché dal primo settembre il tradizionale bulbo di vetro a forma di pera, non direzionale, di classe energetica “D”, non potrà più essere messo sugli scaffali di vendita. Si salvano invece per il momento le lampade alogene direzionali, come i popolari “faretti”, e le lampadine alogene spesso utilizzate per le lampade da tavolo e i proiettori.

Il divieto riguarda solo la collocazione sul mercato dei nuovi prodotti, risparmiando quanto già si trova sugli scaffali dei negozi. L’accordo degli Stati Membri sul punto risale al 2009 e avrebbe dovuto essere implementato già a partire dal primo settembre del 2016, prima che la Commissione europea proponesse una dilazione di due anni finalizzata ad attendere una riduzione del costo dei LED e l’arrivo sul mercato di prodotti più efficienti, tali da garantire un ulteriore risparmio ed una maggiore possibilità di scelta per i consumatori.

I benefici attesi da questo cambiamento riguardano in primo luogo proprio i consumatori: rispetto ai consumi di una comune lampadina alogena, il risparmio generato da un LED nel corso della sua vita è di circa 115 euro e la differenza di prezzo iniziale viene recuperata già alla fine del primo anno di utilizzo.

L’intervento è poi motivato da obiettivi di tutela ambientale e di sicurezza energetica: il risparmio complessivo corrisponderà, nella stima della Commissione europea, al consumo di elettricità annuo del Portogallo e determinerà una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 15,2 tonnellate entro il 2025, una misura che equivale alle emissioni generate da circa due milioni di persone in un anno e che si traduce nell’importazione di 73,8 milioni di barili di petrolio in meno, contribuendo quindi alla diminuzione della dipendenza energetica dai paesi produttori.

Infine, i benefici sono anche per l’industria che, oltre ai non trascurabili vantaggi competitivi in termini di risparmio, potrà essere stimolata alla creazione di prodotti innovativi e più efficienti basati su LED e nuove tecnologie e sarà protetta dalla concorrenza di prodotti importati inefficienti e di bassa qualità. Misure comunitarie di progettazione ecocompatibile come questa, infine, hanno il pregio di predisporre un unico standard per tutti e 27 gli Stati Membri, eliminando il problema altrimenti inevitabile di adattarsi di volta in volta a un diverso set di requisiti energetici, tanto per la produzione industriale che per i consumi domestici.

bruno albertinelli