CRONACA - 30 aprile 2018, 11:12

Retroscena inchiesta Cuomo-Longarini: Da un furto 'choc' al Caseificio Valdostano la proposta di assunzione all'ex marito di Emily Rini

Il fratello di un assessore al Comune di Aosta fu scoperto a sottrarre oltre 50 mila euro all'azienda di Pollein dove lavorava, con bonifici a sé stesso; fu licenziato e il suo posto fu proposto all'ingegnere Filippo Norat durante la causa di separazione dall'esponente unionista. Sdegno di un avvocato, 'mi devo vergognare di essere valdostano?'

Uno scalone d'ingresso al Palazzo di Giustizia di Milano

Nacque da un grave episodio di furto con conseguente licenziamento, avvenuto a inizio 2016 al Caseificio Valdostano di Gerardo Cuomo, l'idea di assumere nell'azienda alimentare di Pollein l'ingegnere aostano Filippo Norat, marito dell'assessore regionale Emily Rini.

Tra Rini e Norat in quel periodo era in corso la causa di separazione. Norat, di famiglia tra le più benestanti di Aosta, all'epoca era però disoccupato e Rini avrebbe dovuto per legge passargli gli alimenti o individuare eventuale sostitutivo mezzo di sostentamento.

Il puzzle della complessa vicenda, finita sui tavoli di due procure penali, è ricostruibile mettendo insieme i 'pezzi', o meglio le carte, contenute in due distinte ma 'convergenti' inchieste.

Una è quella della Procura di Milano, per la quale il pm milanese Giovanni Polizzi ha chiesto il processo per lo stesso Cuomo, per l'ex pm aostano Pasquale Longarini (foto a lato) e per l'imprenditore Sergio Barathier (tutti accusati di induzione a dare e promettere utilità e Longarini anche di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio). L'altra è quella della Procura di Aosta, per la quale il pm Luca Ceccanti ottenne nel novembre scorso l'arresto di Gerardo Cuomo e dell'ex consigliere delegato del Forte di Bard, Gabriele Accornero (accusati di corruzione continuata e turbativa d'asta in concorso).

Il fascicolo milanese contiene intercettazioni telefoniche e di sms tra Gerardo Cuomo (foto in basso), Emily Rini e l'avvocato Andrea Giunti - che l'assisteva nella causa con Norat - le quali confermano che fu l'avvocato a mettere in contatto l'imprenditore con l'assessore, allo scopo di trovare una 'quadra' per la sistemazione lavorativa di Norat.

Nel procedimento aostano, che non è ancora chiuso, gli inquirenti hanno indagato alla ricerca di eventuali profili di illegittimità nella vicenda che, secondo il pm Ceccanti "appare sintomatica della spregiudicatezza del Cuomo che, per compiacere una figura politica di spicco del movimento politico guidato da Augusto Rollandin, si era reso disponibile ad assumere l'ex coniuge, senza averne alcuna necessità effettiva, solo per consolidare la sua rete clientelare".

Tutto cominciò con un furto da oltre 50.000 euro al Caseificio Valdostano

Tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016 gli uffici contabili del Caseificio Valdostano si accorsero di una serie di 'strani' bonifici, emessi in più riprese da una postazione amministrativa dell'azienda. Oltre 50.000 euro a pagamento di ditte diverse, ma tutti indirizzati a un solo Iban bancario: ai contabili di Gerardo Cuomo non ci volle molto a individuare il titolare di quell'Iban: era un loro collega, assunto da tempo al Caseificio, fratello di un assessore al Comune di Aosta. Interrompere il flusso di bonifici e denunciare il furto era d'obbligo; evitare eccessivo scandalo anche. Cuomo sporse querela contro il dipendente infedele ma nel contempo fu avviata una trattativa che portò in breve al recupero delle somme indebitamente sottratte e al ritiro della querela. Il congiunto del politico aostano fu però obbligatoriamente licenziato e il suo posto restò vacante.

L'avvocato Giunti, venuto a sapere dell'accaduto da fonti aziendali, propose dunque a Cuomo di assumere per quella mansione rimasta 'scoperta' il marito della sua assistita. I vantaggi dell'operazione erano molteplici: Filippo Norat è persona onestissima e comunque di famiglia facoltosa; è un professionista serio che avrebbe potuto svolgere con correttezza e spirito di abnegazione i compiti affidatigli; a trarre profitto dall'assunzione di Norat sarebbe stata, oltre al Caseificio Valdostano e quindi lo stesso Cuomo, anche l'assessore regionale Emily Rini, esponente importante dell'Union Valdotaine e in piena e brillante carriera politica.

Tutti apparentemente contenti, dunque, ma chi aveva fatto i conti si era dimenticato dell'oste. La famiglia Norat valutò a denti stretti la proposta lavorativa: Filippo era un ingegnere, mozzarelle e fontine non erano il suo mondo. Lui stesso accolse male e con stupore la proposta, della quale fu tenuto all'oscuro fino al giorno dell'udienza.

Sul punto, Filippo Norat fu chiaro nell'interrogatorio reso il 30 maggio 2017 all'allora procuratore capo di Aosta, Giancarlo Avenati Bassi, ricostruendo ciò che avvenne il giorno dell'udienza: "Mentre eravamo (Norat e il suo avvocato ndr)  nella sala d'attesa di fronte alla stanza del Presidente del Tribunale, io vidi che mia moglie era accompagnata non solo dal suo avvocato, che era Andrea Giunti, ma anche da un altro uomo che io non conoscevo e che credetti fosse un suo nuovo difensore. Invece mi venne presentato come Cuomo Gerardo, e mi venne detto che aveva un'offerta di lavoro per me e che aveva già redatto un contratto a tempo indeterminato al quale mancava solo la mia firma".

L'iniziativa non piacque né a Norat né al suo legale. Prosegue il verbale dell'interrogatorio: "Di lì a poco entrammo nell'ufficio del Presidente. Entrò anche Cuomo, che si presentò e che diede al Presidente Scuffi  il 'foglio', ritengo il contratto di lavoro che io avrei dovuto sottoscrivere. Credo che tale contratto sia stato acquisito agli atti. Il mio avvocato, opponendosi a che Cuomo potesse potesse partecipare all'udienza, chiese al Presidente se si dovesse 'vergognare di essere valdostano'".

Di lì a poco Norat fu assunto in Cva, di quel 'foglio' non se ne fece più nulla.

patrizio gabetti