Leggendo le poche carte dell'indagine al momento disponibili sul presunto ritrovamento dei 25.000 euro nell'ufficio del Presidente della Giunta, pare evidente che il lavoro degli inquirenti sia ancora lungo.
Per gli inquirenti, dunque, sono stati proprio i tre indagati a nascondere o far nascondere da qualcuno i soldi nell'ufficio e a fingere poi di averli scoperti.
Dagli atti emerge ancora che nel tardo pomeriggio del 22 giugno scorso Marquis e Trevisan telefonarono al questore di Aosta, Pietro Ostuni, avvisandolo di aver rinvenuto il denaro e altri documenti: un bancomat intestato a Rollandin, una foto e una lettera, occultati in uno spazio della scrivania del Presidente che, dopo anni, proprio quel giorno era stata sostituita con una nuova.
Il Questore, ovviamente, li invitò a consegnare il tutto all'Autorità giudiziaria e formulare una sorta di esposto-denuncia.
Sciulli, avvocato di Trevisan, e il suo collega Jacques Fosson, che assiste Pierluigi Marquis (Marco Vierin è difeso dal legale Claudio Soro), sostengono che il 'cambio di rotta' dell'inchiesta - in un primo momento era stato ipotizzato il reato di corruzione - sia stato determinato da discordanze testimoniali.
In tre mesi d'indagine gli inquirenti hanno sentito una quindicina di testi, tra cui il responsabile della sicurezza interna a Palazzo regionale e altro personale. Parrebbe che proprio la ricostruzione degli eventi resa dagli addetti alla sicurezza smentisca quella di Donatello Trevisan: orari e modalità del ritrovamento non coinciderebbero.
Nel Decreto di perquisizione si legge inoltre che il terzo indagato, Marco Vierin, ex assessore ed ex Presidente del Consiglio, "nella deposizione del 28 agosto scorso è risultato mendace": l'ex presidente del Consiglio Valle, di cui lo scarno Decreto non spiega le ragioni del coinvolgimento nell'inchiesta, avrebbe quindi mentito sapendo di mentire.
Verbali degli interrogatori e atti d'indagine non sono ancora a disposizione degli avvocati perchè l'indagine è lungi dall'essere terminata. La domanda da un milione, anzi da 25.000 euro è: chi ha fornito il denaro? Chi l'ha realmente introdotto nell'ufficio del Presidente? Un bandolo che per ora il magistrato e gli investigatori della polizia non sono ancora riusciti a dipanare perchè, si legge ancora nel Decreto, gli indagati hanno "posto in essere ripetute condotte di alterazione della realtà oggettiva".
Le immagini delle telecamere a circuito chiuso contribuiscono ogni giorno a scoprire eventi delittuosi. Possibile che quelle di Palazzo regionale, o meglio della Presidenza di Giunta, quel 22 giugno fossero spente? Ma poi, ci sono realmente videocamere nella struttura della Presidenza di Giunta? E quel denaro sarà stato realmente collocato il 22 giugno?