FEDE E RELIGIONI - 09 ottobre 2017, 09:30

PAPA: Nelle mani del vasaio

Come argilla nelle mani del vasaio. È la suggestiva immagine scelta da Papa Francesco per descrivere l’atteggiamento del prete che ogni giorno si affida al «Dio della misericordia» e lascia che sia lui a «plasmare» il suo cuore e la sua vita. Il tema della formazione sacerdotale è stato al centro del discorso che il Pontefice ha rivolto ai partecipanti al convegno internazionale promosso dalla Congregazione per il clero.

Al termine di tre intense giornate di lavori dedicate alla Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, testo base per il cammino umano e spirituale di seminaristi e preti, Francesco ha voluto ribadire — con l’udienza di sabato mattina, 7 ottobre, nella Sala Clementina — che «il rinnovamento della fede e il futuro delle vocazioni è possibile solo se abbiamo preti ben formati». E la formazione, ha precisato, «non si risolve in qualche aggiornamento culturale o qualche sporadica iniziativa locale».

È Dio, in realtà, «l’artigiano paziente e misericordioso» che intraprende e porta avanti quest’opera, destinata a durare «per tutta la vita». Se un sacerdote, dunque, non scende «nella bottega del vasaio» — ha suggerito il Papa prendendo a prestito le parole rivolte dal Signore al profeta Geremia — rischia di diventare «un prete spento, che si trascina nel ministero per inerzia, senza entusiasmo per il Vangelo né passione per il popolo di Dio». Al contrario, «il prete che giorno per giorno si affida alle mani sapienti del Vasaio con la “v” maiuscola, conserva nel tempo l’entusiasmo del cuore, accoglie con gioia la freschezza del Vangelo, parla con parole capaci di toccare la vita della gente; e le sue mani, unte dal vescovo nel giorno dell’ordinazione, sono capaci di ungere a loro volta le ferite, le attese e le speranze del popolo di Dio».

Questo significa che i sacerdoti non sono semplicemente «argilla» nelle mani del Vasaio ma anche «aiutanti» e «collaboratori della sua grazia». Protagonista della propria formazione, il seminarista o il prete dovrà dunque pronunciare dei «sì» e dei «no» di fronte alle scelte cruciali del suo ministero.

Consapevole che, inseme a lui, gli altri artefici del percorso educativo sono i formatori e i vescovi — chiamati a «una vicinanza carica di tenerezza e di responsabilità verso la vita dei preti» — e il popolo di Dio. Perché, ha ricordato Francesco, «la gente, con il travaglio delle sue situazioni, con le sue domande e i suoi bisogni, è un grande “tornio” che plasma l’argilla del nostro sacerdozio».