FEDE E RELIGIONI - 10 marzo 2017, 09:30

RICORDATI CHE SEI POLVERE; CONVERTITI E CREDI AL VANGELO!

Omelia del Vesovo di Aosta, Monsignor Franco Lovignana, all'Eucarestia delle Ceneri

In questo primo giorno di Quaresima, abbassando il capo e ricevendo le ceneri confessiamo ad un tempo la precarietà e la nobiltà della nostra condizione umana. Siamo polvere e soffio divino. Riconosciamo che solo il soffio di Dio ci fa vivere: il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente (Gen 2, 7).

Riconoscere Dio come creatore ci libera dalla pretesa di essere padroni della vita, nostra e degli altri.Abbiamo grande rispetto per la sofferenza che porta alcuni a porre fine alla propria esistenza. Dio ci guardi dal giudicare. Possiamo solo pregare per loro e per noi.

Piegando il capo e ricevendo le ceneri riconosciamo che la vita non è nelle nostre diponibilità. La fede nel creatore ci rende rispettosi del dono della vita, anche nelle situazioni estreme: la giustizia non si afferma con la pena di morte, anche se il colpevole si è macchiato di reati orribili; la propria libertà non si difende togliendo la vita al più fragile degli esseri umani, il bambino non ancora nato, che non può difendersi. E questo vale anche per la vita personale. Non voglio spendere tante parole, forse troppo facili a dirsi, ma solo ricordare che abbiamo in Gesù e nel nucleo della sua prima comunità un esempio alto.

Gesù ha vissuto fino in fondo il dramma della sofferenza, ma non era solo: la fede lo univa al Padre e accanto a lui c’erano la madre e il discepolo amato. Questo è il compito della comunità cristiana: annunciare la vicinanza di Dio e testimoniarla con una presenza che sostiene e che accompagna, portando un pezzo della sofferenza assieme a chi patisce.Siamo polvere e cenere (Gen 18, 27), ma a volte ci lasciamo prendere dalla superbia e ci allontaniamo dalla strada di Dio. Le ceneri dicono anche il nostro pentimento, il desiderio di conversione: Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti.

Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso ...Ecco l’impegno quaresimale che la preghiera iniziale di questa santa Messa presenta come un «combattimento contro lo spirito del male» affrontato «con le armi della penitenza».La nostra cultura occidentale pensa all’uomo come a un prodotto finito e naturalmente buono. Così ad esempio la presenza del male, che pure abita il nostro cuore, non viene presa in considerazione per quello che è, non viene controllata né corretta e ci assale con prepotenza senza che siamo capaci di interpretarla e di arginarla.

Per contro sembra che ognuno possacontinuamente ridefinire la propria natura a partire dal sentire del momento e slegato dalla fitta rete di relazioni culturali e personali e dalle responsabilità assunte nei riguardi della società e delle altre persone.La quaresima ci aiuta a riprendere coscienza che noi siamo un cantiere aperto fin che dura la nostra vita sulla terra. Portiamo scritto nel cuore un progetto il cui architetto è Dio. Ognuno di noi è il direttore dei lavori di questo cantiere, ma per farlo deve rimanere in dialogo con Dio e far giocare intelligenza, volontà e cuore di concerto con i doni dello Spirito Santo e con la grazia dei Sacramenti.

Qui si colloca il combattimento nel quale usiamo le «armi» della preghiera, del digiuno e della penitenza. Penso che dobbiamo proprio metterci a tavolino e programmare il nostro combattimento quaresimale per vincere l’egoismo, l’odio, il desiderio di vendetta, l’eccessivo attaccamento alle cose, la pigrizia per abbracciare invece il progetto bello che Dio ha su di noi.