Inizio citazione: "Che cosa è una tradizione culturale? E' un insieme di assunti sul mondo che ci circonda accettati, per lo più, in modo automatico e inconsapevole. Senza una tradizione a cui ancorarsi non è possibile disporre di una identità né di un senso della storia collettiva. Non si è neppure in grado di attribuire un significato a buona parte di ciò che ci passa sotto gli occhi. Una tradizione culturale, inoltre, impone ai suoi aderenti una sorta di coazione a ripetere: si ripetono continuamente, senza riflettervi sopra, le idee ricevute, le idee caratterizzanti di quella tradizione. Una tradizione culturale, insomma, ha una doppia faccia, svolge sia un ruolo positivo che negativo: fa di noi persone dotate di una storia e di una identità ma ci imprigiona anche, ci avvolge in una ragnatela di idee ricevute che fatichiamo a valutare con senso critico. Non tutto ciò che fa parte di una tradizione merita di essere conservato. Bisognerebbe distinguere il loglio da grano. Ma è raro che si possieda questa capacità" fine citazione di Angelo Panebianco.
Dunque anche i valdostani devono saper distinguere il loglio da grano; ovvero da ciò che è tradizione da ciò che è valdostanità. Ma è difficile fare questa distinzione, come scrive Panebianco, e quindi sono gli Amici della Valle d'Aosta che devono farsi carico di raddrizzare il timone di una navicella che ha preso la via della deriva per incapacità politiche, per supponenza di buona parte della classe dirigente, per l'egoismo di ognuno che guarda alla soluzione del proprio problema senza comprendere che il suo problema è il problema della comunità tutta.
Manca una politica davvero concreta contro il divario strutturale tra la nostra regione e altri competitor; nelle classi dirigenti prevalgono le divisioni competitive tra gruppi di interesse che si contendono il potere autopropulsivo piuttosto che trovare la condivisione su programmi e progetti seri.
Le opportunità ci sono, i fondi a disposizione li abbiamo, ma non siamo in grado di organizzarci per dare risposte concrete alle istanze di sviluppo sociale ed economico. L'accesso al credito è pagato a caro prezzo dalle imprese come evidenziano le associazioni professionali, dalle famiglie.
La crisi ha colpito tutto il mondo e ovunque, a livello governativo anche locale, c'è stata un'assunzione straordinaria di responsabilità. Nella notra Petite Patrie non è stato così. Abbiamo assistito a divisioni politiche, a guerre intestine a complotti di palazzo. E' invece necessario che la classe dirigente si assuma fino in fondo la responsabilità di governare e programmare. É necessaria autodeterminazione se si vuole evitare che la nostra cultura e la nostra identità vengano spazzate via dagli interessi finanziari ed economici.
E' necessario andare oltre alle divisioni, ai personalismi e ricercare la condivisione mettendo attorno ad un tavolo tutte le nostre migliori energie positive, esperienze professionali e capacità. In Valle ce ne sono e tante. L'importante è dar loro spazio.
Insomma gli Amici della Valle d'Aosta si facciano avanti.