In politica, a volte, l’immobilismo parla più di mille comunicati. È quello che sta accadendo in Valle d’Aosta, dove le trattative per la formazione del nuovo governo regionale sembrano ancora in fase di... preriscaldamento. Nessun incontro vero, nessun confronto serio.
E mentre l’Union Valdôtaine si arrocca nel suo silenzio tattico – un classico della casa – Giovanni Girardini e la sua Renaissance Valdôtaine mettono le carte in tavola: “non ci sono, almeno per ora, le condizioni per un sostegno alla maggioranza”.
Una presa di posizione che non lascia spazio a interpretazioni. “Siamo leali prima di tutto con gli elettori, non con le convenienze del momento”, ribadisce Girardini, ricordando che il movimento si è presentato in coalizione con Forza Italia e intende restare fedele al mandato ricevuto. “Abbiamo promesso un cambiamento del sistema Valle d’Aosta, e non lo vediamo garantito dalle prospettive attuali.”
Dietro queste parole c’è molto più che una schermaglia tattica: c’è la volontà di non farsi risucchiare nel gioco delle alleanze a porte chiuse, quelle dove la coerenza spesso si perde tra un assessorato e un sorriso di circostanza. Renaissance non vuole farsi tirare dentro. “Saremo disponibili a far parte di un governo solo quando saranno garantiti i nostri punti programmatici e la possibilità di contrattare con Roma su temi strategici.”
I temi, infatti, non mancano. Girardini li elenca con precisione: riforma dello Statuto, zona franca, concessioni idroelettriche, doppia canna del Monte Bianco e ferrovia veloce. “Sono dossier che si possono portare avanti solo con tutto il centrodestra nazionale, non con un solo interlocutore”, sottolinea. Una frecciata elegante ma diretta all’Union, che continua a presentarsi come baricentro politico, pur essendo incapace di costruire una prospettiva stabile.
E poi c’è la sanità, terreno scivoloso dove il movimento non vuole passi falsi. “Non accettiamo la creazione di un ente parallelo che penalizzi i lavoratori del comparto sanitario regionale”, afferma Girardini. “E chiediamo chiarezza sulla costruzione del nuovo ospedale e sull’organizzazione sanitaria territoriale.”
La posizione di Renaissance, quindi, non è una chiusura, ma un atto politico maturo. “Non abbiamo preclusioni, ma servono garanzie vere, non chiacchiere”, taglia corto Girardini.
Tradotto: Renaissance non intende farsi usare come stampella di una maggioranza che non sa dove andare. E, a ben vedere, questa fermezza in tempi di equilibrismi continui è quasi un gesto rivoluzionario.
Girardini lo dice con calma, ma il messaggio è tagliente: “Se non ci saranno risposte chiare e incontrovertibili, resteremo all’opposizione, coerenti e costruttivi.”
In un panorama dove le sigle cambiano più spesso delle stagioni, la coerenza suona quasi come un’anomalia.
In fondo, mentre l’Union continua a temporeggiare e le altre forze si misurano con l’arte dell’attesa, Renaissance Valdôtaine sceglie di non barattare i propri valori per un assessorato in più.
Un segnale che – piaccia o meno – segna una linea netta: chi voleva cambiare la Valle d’Aosta non può cominciare col piegarsi alla prima occasione.





