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FEDE E RELIGIONI | 29 aprile 2025, 13:00

Il Pianeta si riempie di armi, mai così vicini al baratro dalla fine della guerra fredda

L'Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) segnala a livello globale un pericoloso +9,4 % rispetto al 2023. Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e India guidano la classifica, ma sono più di 100 i Paesi in tutto il mondo che hanno aumentato le loro spese militari

Il Pianeta si riempie di armi, mai così vicini al baratro dalla fine della guerra fredda

In un mondo già segnato da conflitti aperti, instabilità politica e crisi climatiche, arriva un dato che fa tremare i polsi: nel 2024 le spese militari mondiali hanno toccato il record storico di 2.718 miliardi di dollari, segnando un inquietante +9,4% rispetto all’anno precedente.
A lanciare l’allarme è l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (SIPRI), che denuncia una crescita delle spese belliche mai così marcata dalla fine della Guerra Fredda.

La deriva globale del riarmo è sotto gli occhi di tutti.
Negli ultimi dieci anni, ogni regione del mondo ha visto lievitare i propri bilanci militari, ma il 2024 è stato l’anno dell'impennata. Non più solo Stati Uniti, Cina o Russia: oltre 100 Paesi hanno aumentato i loro budget per la difesa, in una corsa agli armamenti che non sembra avere freni né regole.
Europa e Medio Oriente sono le aree più colpite da questo tsunami di spese belliche, segno che il contagio della paura e della tensione è ormai dilagato ovunque.

Stiamo assistendo a una "Terza Guerra Mondiale a pezzi", come da anni denuncia Papa Francesco.
Una "bolla finanziaria" gonfiata dall'industria delle armi, che ora minaccia di esplodere sulle nostre teste, mentre le risorse destinate a sanità, istruzione e welfare evaporano come neve al sole.

Gli Stati Uniti si confermano come il gigante della spesa militare con 37% del totale mondiale, seguiti da una Cina sempre più aggressiva (+7%) e da una Russia che nel 2024 ha aumentato le spese del 38%, arrivando a investire il 7,1% del suo Pil in armi.
Preoccupante anche la situazione in Europa: tutti i Paesi del continente, eccetto Malta, hanno aumentato le proprie spese. La Germania, per la prima volta dalla riunificazione, è il primo investitore militare dell'Europa occidentale.
In Polonia il riarmo ha raggiunto un mostruoso +31%, mentre Israele ha registrato il maggior aumento percentuale dal 1967 (+65%).

La Nato, nel suo insieme, ha speso nel 2024 ben 1.506 miliardi di dollari, il 55% del totale mondiale, trascinata dalla necessità - dichiarata - di mantenere un vantaggio strategico su Cina e Russia.

La militarizzazione globale ha effetti devastanti.
Non solo perché alimenta il rischio di nuovi conflitti su larga scala, ma anche perché toglie ossigeno a settori fondamentali per la vita civile, come la sanità, l’istruzione, la protezione dell’ambiente.
Come ricorda il ricercatore del SIPRI Xiao Liang, «questa scelta strategica avrà effetti sociali pesanti negli anni a venire».
Un’intera generazione rischia di crescere in un mondo dove la priorità non sarà la lotta alla povertà, al cambiamento climatico o alle disuguaglianze, ma la costruzione di nuove armi, di nuovi muri, di nuove guerre.

Di fronte a questo scenario drammatico, Francesco Vignarca, dell'Osservatorio Milex e di Rete Italiana Pace e Disarmo, lancia un appello: «Serve una Conferenza ONU sul Disarmo nel 2025, a 80 anni dalle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki».
Una speranza, forse l’ultima, per fermare una macchina impazzita che ci sta portando dritti verso una nuova, devastante catastrofe globale.

Il bivio è chiaro: investire sulla pace o precipitare nel baratro della guerra.
E il tempo per decidere sta finendo.

pi.el.

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