In un mondo già segnato da conflitti aperti, instabilità politica e crisi climatiche, arriva un dato che fa tremare i polsi: nel 2024 le spese militari mondiali hanno toccato il record storico di 2.718 miliardi di dollari, segnando un inquietante +9,4% rispetto all’anno precedente.
A lanciare l’allarme è l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (SIPRI), che denuncia una crescita delle spese belliche mai così marcata dalla fine della Guerra Fredda.
La deriva globale del riarmo è sotto gli occhi di tutti.
Negli ultimi dieci anni, ogni regione del mondo ha visto lievitare i propri bilanci militari, ma il 2024 è stato l’anno dell'impennata. Non più solo Stati Uniti, Cina o Russia: oltre 100 Paesi hanno aumentato i loro budget per la difesa, in una corsa agli armamenti che non sembra avere freni né regole.
Europa e Medio Oriente sono le aree più colpite da questo tsunami di spese belliche, segno che il contagio della paura e della tensione è ormai dilagato ovunque.
Stiamo assistendo a una "Terza Guerra Mondiale a pezzi", come da anni denuncia Papa Francesco.
Una "bolla finanziaria" gonfiata dall'industria delle armi, che ora minaccia di esplodere sulle nostre teste, mentre le risorse destinate a sanità, istruzione e welfare evaporano come neve al sole.
Gli Stati Uniti si confermano come il gigante della spesa militare con 37% del totale mondiale, seguiti da una Cina sempre più aggressiva (+7%) e da una Russia che nel 2024 ha aumentato le spese del 38%, arrivando a investire il 7,1% del suo Pil in armi.
Preoccupante anche la situazione in Europa: tutti i Paesi del continente, eccetto Malta, hanno aumentato le proprie spese. La Germania, per la prima volta dalla riunificazione, è il primo investitore militare dell'Europa occidentale.
In Polonia il riarmo ha raggiunto un mostruoso +31%, mentre Israele ha registrato il maggior aumento percentuale dal 1967 (+65%).
La Nato, nel suo insieme, ha speso nel 2024 ben 1.506 miliardi di dollari, il 55% del totale mondiale, trascinata dalla necessità - dichiarata - di mantenere un vantaggio strategico su Cina e Russia.
La militarizzazione globale ha effetti devastanti.
Non solo perché alimenta il rischio di nuovi conflitti su larga scala, ma anche perché toglie ossigeno a settori fondamentali per la vita civile, come la sanità, l’istruzione, la protezione dell’ambiente.
Come ricorda il ricercatore del SIPRI Xiao Liang, «questa scelta strategica avrà effetti sociali pesanti negli anni a venire».
Un’intera generazione rischia di crescere in un mondo dove la priorità non sarà la lotta alla povertà, al cambiamento climatico o alle disuguaglianze, ma la costruzione di nuove armi, di nuovi muri, di nuove guerre.
Di fronte a questo scenario drammatico, Francesco Vignarca, dell'Osservatorio Milex e di Rete Italiana Pace e Disarmo, lancia un appello: «Serve una Conferenza ONU sul Disarmo nel 2025, a 80 anni dalle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki».
Una speranza, forse l’ultima, per fermare una macchina impazzita che ci sta portando dritti verso una nuova, devastante catastrofe globale.
Il bivio è chiaro: investire sulla pace o precipitare nel baratro della guerra.
E il tempo per decidere sta finendo.