Mauro Caniggia Nicolotti, storico valdostano di spicco, ha recentemente dato alle stampe il suo 57° libro di storia valdostana, un'opera che si rivolge a chiunque voglia conoscere più a fondo non solo il territorio ma anche il mistero e l'enigma che avvolgono le montagne della sua terra. Il titolo del libro, 4478 metri. Chi ha inventato il Cervino?, uscito nel febbraio 2025 per le Edizioni "La Vallée", si immerge in un viaggio profondo attraverso la geografia, la storia e la cultura di una delle montagne più iconiche al mondo, il Cervino.
Con una scrittura che mescola la narrativa storica con una riflessione sulle leggende e le tradizioni, l'autore ci guida alla scoperta di questo gigante di roccia, simbolo per eccellenza delle Alpi. Il Cervino non è solo una montagna: è una figura che abita l'immaginario collettivo, un simbolo di maestosità e mistero che affonda le sue radici in storie tramandate di generazione in generazione. Come sottolinea lo stesso Caniggia Nicolotti: «Ci sono luoghi che non sono solo geografie, ma simboli. Il Cervino è uno di questi. La sua silhouette, unica e inconfondibile, è un emblema, non solo per chi abita la Valle d'Aosta, ma per l'intero mondo alpinistico e oltre».
Sin dall’antichità, le genti che vivevano ai piedi del Cervino hanno proiettato su di essa speranze, sogni, ma anche paure. Le nevi perenni della montagna, i suoi ghiacci e la sua presenza costante hanno influenzato non solo l’economia, ma anche l’immaginario collettivo della valle. Le storie che si sono sviluppate intorno al Cervino sono diverse: ci sono quelle che parlano di santi e croci issate tra le nubi come segno di fede, ma anche di contrabbandieri, alpinisti e pionieri che, per secoli, hanno cercato di superare i limiti del possibile.
Nel suo libro, l’autore affronta una delle domande più ricorrenti e affascinanti riguardo al Cervino: Chi ha inventato il Cervino? La risposta che dà è semplice ma profonda. «Il Cervino non è un’invenzione», afferma Caniggia Nicolotti. È una creazione naturale, scaturita dai movimenti tettonici che, nel corso dei millenni, hanno modellato la catena alpina. Eppure, attorno a questa montagna si è costruito un mito, una leggenda che arricchisce la sua identità. Le storie popolari e le narrazioni sulle sue vette sono state tramandate nel tempo, aggiungendo un velo di mistero alla sua origine. La montagna non è solo una presenza fisica, ma una metafora di molteplici significati.
L’autore si sofferma sulla paura che per secoli ha caratterizzato il rapporto tra le genti della valle e il Cervino. «Per lungo tempo, i valdostani hanno visto le cime come dimora di spiriti e creature misteriose», scrive Caniggia Nicolotti. Questa paura ha inibito le prime esplorazioni, fino a quando, nel XX secolo, alpinisti provenienti dall’Inghilterra, affiancati da sacerdoti locali, hanno iniziato a scalarla, aprendo la strada alla nascita dell’alpinismo valdostano e a una nuova era di turismo.
Il Cervino, per Caniggia Nicolotti, è una montagna che si trasforma continuamente. Ogni suo versante, ogni sua angolazione, rivela qualcosa di nuovo. L'autore ne parla con un linguaggio che celebra la sua magnificenza, definendo il Cervino come «una pietra preziosa, un diamante grezzo scolpito dalla voracità del tempo». La sua superficie è aspera e tagliente, ma al contempo scintilla di una bellezza che sembra sfuggire a chiunque tenti di possederla completamente. Come scrive Canioggia, il Cervino «non è mai una montagna che si lascia catturare, ma sempre una montagna che sfida l’immaginazione».
Ogni scalatore, viaggiatore o narratore che si è avvicinato a questa montagna ha visto qualcosa di diverso. In ogni epoca, il Cervino è stato reinventato, plasmato secondo le percezioni di chi lo ha osservato. «Ogni angolo, ogni scorcio della montagna rivela un volto nuovo. È una montagna che si lascia scoprire lentamente», afferma Caniggia Nicolotti, che con il suo libro invita il lettore a percorrere le antiche vie che portano al Colle del Teodulo, a osservare la montagna cambiare forma a ogni passo. Ogni singolo dettaglio si offre come una prospettiva unica.
L'opera di Caniggia Nicolotti non è solo un racconto di geografia e storia, ma anche una riflessione sul significato simbolico del Cervino. Questa montagna, «che non si lascia mai possedere completamente», è, in un certo senso, un riflesso del nostro stesso rapporto con la natura, la storia e il mistero. Così, ogni lettore che si avvicinerà alle pagine di 4478 metri. Chi ha inventato il Cervino? avrà l'opportunità di scoprire non solo la montagna, ma anche il proprio personale rapporto con essa, percependola sotto nuove luci e prospettive. Come scrive ancora Caniggia Nicolotti, «che il Cervino vi parli», perché, in fondo, la montagna ha sempre qualcosa da dire a chi è disposto a ascoltarla.
Mauro Caniggia Nicolotti 4478 metri. Chi ha inventato il Cervino? pp. 132, febbraio 2025 Edizioni "La Vallée", Charvensod (Valle d'Aosta)