Questa sera, in occasione della Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, tanti palazzi e monumenti italiani s’illumineranno di blu. E sulle loro facciate apparirà la scritta “Stop alle bombe sui civili”. Un appello che quest’anno suona più attuale e drammatico che mail con le notizie che arrivano da Gaza, dal Sudan, dallo Yemen e dalle tante aree del mondo dilaniate da guerre. Sempre di più sono le vittime civili: nel 2023 sono state 33.846 (dati Action on Armed Violence) quelle colpite nei 31 conflitti armati in corso nel mondo. Oltre il 60% in più rispetto all’anno precedente. Un numero che non era così elevato dal 2010 e che è legato al protrarsi del conflitto russo ucraino e a quello esploso in Medioriente dopo gli attentati del 7 ottobre.
L’appello dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra insieme all’Anci
In questo drammatico contesto, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra rilancia, insieme all’Anci, la campagna “Stop alle bombe sui civili”, per chiedere con forza che vengano estesi, attuati e rispettati le Convenzioni, i Trattati e le Dichiarazioni internazionali per la protezione dei civili. Tra questi, la Convenzione di Ginevra e i protocolli aggiuntivi; il Trattato di Ottawa sulla messa al bando delle mine antiuomo; la Convenzione Onu sulle bombe a grappolo; la Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali; la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, solo per citare le principali. S’illumineranno di blu anche Palazzo Chigi, la Farnesina, il Viminale, i principali ministeri, insieme a Palazzo Madama, Montecitorio e molte Regioni.
L’Atlante delle guerre
In occasione della Giornata, è stata presentata la dodicesima edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, diretto da Raffaele Crocco, di cui l’ANVCG è partner attraverso “L’Osservatorio”, il proprio centro di ricerca internazionale sulle vittime civili dei conflitti. La dodicesima edizione dell’Atlante è ricca di dati, approfondimenti sulle 31 guerre attualmente in corso nel mondo e descrive i nuovi equilibri mondiali nel pieno delle crisi in Ucraina e in Medioriente e nel mezzo di un cambiamento forte nell’Africa sub sahariana. Non manca un’analisi sullo stato dell’arte nelle politiche per arrestare il cambiamento climatico e un’analisi sulla “geografia dei diritti”, come strumento per analizzare quel che accade nel pianeta.
108,4 milioni di persone in fuga: i numeri della guerra nel mondo
Ecco qualche numero significativo: nel 2023, per effetto delle 31 guerre in corso e del cambiamento climatico, gli esseri umani a rischio di morte per fame sono aumentati di 122 milioni, raggiungendo quota 828 milioni. In pratica, un abitante del Pianeta su dieci rischia di morire di malnutrizione. 108,4 milioni sono le persone in fuga dalla guerra, mentre gli emigranti nel mondo sono complessivamente 295 milioni circa. 200 milioni bambini nel mondo non hanno alcuna possibilità di istruzione. Negli ultimi sei anni è tornata a crescere anche la povertà assoluta: più di 3,4 miliardi di persone nel mondo vivono con meno di 5,5 dollari (5,10 euro) al giorno. Quasi 2,5 miliardi sono sotto la soglia della povertà estrema, cioè non raggiungono 1,9 dollari (1,76 euro) al giorno.
Crescono sempre più gli investimenti nel settore degli armamenti
Per quanto riguarda gli armamenti, i dati dell’atlante si riferiscono al 2022: in quell’anno si sono registrati tra i civili 31.273 morti e feriti per armi esplosive. Sono stati spesi 2.240 miliardi di dollari per le armi e l’Europa ha aumentato i propri investimenti in armi del 13% rispetto all’anno precedente. La spesa militare degli Usa, la più alta del mondo, ha raggiunto 877 miliardi di dollari nel 2022 e costituisce il 39% dell’intera spesa militare mondiale. Al secondo posto c’è la Cina, che ha stanziato circa 292 miliardi di dollari: il 4,2% in più rispetto al 2021 e ben il 63% in più rispetto al 2011.
A inizio 2022, i 9 Stati riconosciuti come potenze nucleari (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord) avevano a disposizione circa 12.705 testate: 9.440 di scorta per uso potenziale, 3.732 dispiegate assieme a forze operative e di queste più o meno 2 .000 sono tenute costantemente in stato di alta allerta.