La denuncia o, meglio, la semplice e doverosa richiesta di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni in merito alla violenza di genere nelle sue più ampie espressioni riesce ogni volta a scatenare le reazioni più machiste e misogine, insieme al completo e consapevole travisamento delle intenzioni e dei contenuti espressi da chi pretende la fine di comportamenti, gesti e linguaggi che celebrano l’aggressione sessuale travestendo la riduzione a oggetto di predazione della donna con una pretesa quanto incomprensibile “goliardia”.
E' successo in occasione della denuncia dei comportamenti “goliardici” degli alpini durante le adunate – denuncia che ha portato l’ANA a stilare un decalogo di buone prassi contro la violenza sulle donne – e si è puntualmente verificato a fronte di un’interpellanza della consigliera Chiara Minelli in Consiglio regionale.
Mentre si svolgevano gli interventi, i goliardici consiglieri si passavano di mano in mano, sghignazzando a favore di camera, il telefono con le foto degli insulti sessisti che hanno decorato recentemente le auto di alcuni coscritti e che la consigliera, a fronte di una segnalazione, chiedeva di stigmatizzare per poi proporre un monitoraggio dei segnali di aggressione verbale e culturale contro le donne.
Cultura dello stupro e diffusione dell’immagine femminile in accostamento alla sottomissione sessuale non ci sembrano fare parte della festa o del divertimento, ma una degenerazione dei rapporti fra i generi molto pericolosa, soprattutto nelle generazioni più giovani, e troppo spesso addirittura istigata dal compiacimento di adulti “maturi” che trovano che accostare il nome di una donna a una bambola gonfiabile ostentata sul palco di un comizio sia “divertente” (tanto per fare un esempio).
Naturalmente alcuni esponenti della Lega hanno colto l’occasione per inserire argomentazioni contro i movimenti femministi e LGBTQ+. Il consigliere Perron ha anche citato un comunicato di NUDM con tono di dileggio accusando l’associazione femminista di sostenere il terrorismo islamico e di esaltare incomprensibilmente la sorellanza – per noi imprescindibile – con le donne trans. Cogliamo l’occasione per ringraziarlo, visto che pretende di insegnarci in quale modo essere o non essere femministǝ.
L’insulto, le molestie e gli appellativi degradanti non sono un problema di decoro, non sono divertenti, non sono “tradechon”. Fanno semplicemente schifo, sono un distillato di violenza patriarcale. Ma, attenzione, nessuno pseudo-compagno che si atteggia a sostenitore delle istanze femministe ha votato a favore della mozione di Minelli. C’è chi ridacchia, chi dileggia e chi gira la testa dall’altra parte. Niente che ci stupisca.
NUDM Valle d’Aosta
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