La prima udienza è fissata per il 22 gennaio 2024. Secondo l'accusa, dopo la scoperta, l'uomo aveva tirato uno schiaffo al figlio dicendogli che non lo voleva più in casa e che lo avrebbe buttato giù dal balcone. Il padre aveva confiscato telefonino e videogiochi per punirlo e si era fatto dare le password di social. Non solo. Gli avrebbe dato un ultimatum di un mese per dimostrargli che era stato con una ragazza. Il figlio si era rivolto allo psicologo della scuola che aveva avvisato la polizia municipale. Il ragazzo è stato allontanato da casa e affidato a un'altra famiglia.
La gravità del comportamento dei genitori nei confronti del ragazzo maltrattato in casa a causa della sua omosessualità è estremamente allarmante. Andranno a processo i genitori di un ragazzo che, a Torino, ha subito una serie di abusi fisici e psicologici a causa della sua orientazione sessuale. Nel 2020, il padre ha scoperto che il figlio era gay attraverso i suoi diari e ha iniziato a punirlo e picchiarlo nel tentativo di "convertirlo" all'eterosessualità. Il procuratore ha richiesto il rinvio a giudizio, e il 22 gennaio ci sarà la prima udienza per il padre, accusato di maltrattamenti, e anche per la madre, accusata di non aver fatto nulla per impedire gli abusi.
Il padre ha addirittura minacciato il figlio di espellerlo da casa e gli ha ordinato di gettarsi dal balcone. Ha confiscato il telefono del ragazzo e ha ottenuto tutte le password dei suoi account sui social media. Secondo gli inquirenti, lo ha costretto a dimostrare la sua "virilità," a uscire con una ragazza e a compiere atti che andavano contro la sua identità. Il giovane è stato allontanato da casa solo dopo aver parlato con uno psicologo scolastico che ha informato la polizia municipale. È stato affidato a una nuova famiglia, e solo grazie alla sua denuncia è riuscito a sfuggire a ulteriori abusi potenziali.
I dati evidenziano che purtroppo molti casi simili avvengono in famiglie. Secondo Gay Help Line, il 41,6% delle violenze omotransfobiche si verifica in famiglia dopo il coming out, nelle relazioni o nei contesti quotidiani. Le vittime sono spesso giovani, con il 31,6% dei casi che coinvolge persone tra gli 11 e i 26 anni. Il 6,2% delle segnalazioni proviene da minorenni tra gli 11 e i 17 anni, che subiscono maltrattamenti in famiglia.
Le conseguenze di tali abusi sono devastanti. Molti giovani LGBT+ vengono reclusi in casa, sottoposti a tentativi di conversione, e subiscono un controllo che si traduce in violenza verbale e fisica. Inoltre, il bullismo omotransfobico ha portato all'abbandono scolastico nel 5,7% dei casi. Solo uno studente transgender su 5 ottiene il diritto di usare pronomi e un nome congruente con il suo genere nei documenti scolastici. Il 17% dei giovani che contatta Gay Help Line racconta di aver perso il sostegno economico delle loro famiglie, il che spesso compromette il loro percorso di studio e formazione. Solo il 10% dei giovani LGBT+ cacciati di casa riesce a trovare ospitalità in case famiglia protette, evidenziando la necessità urgente di affrontare questo problema grave e diffuso.
l Coordinamento Torino Pride apprende con orrore la notizia di cronaca secondo cui un ragazzo di 14 anni sarebbe stato ripetutamente abusato, umiliato e picchiato dai suoi genitori, che avevano appreso del suo orientamento non eterosessuale spiando il suo diario. Una storia che mette in luce come ancora troppe persone ritengano errori o malattie tutte le identità diverse da quella cisgender ed eterosessuale.
IL COMMENTO DI GENDERLENS
«Leggiamo con orrore la notizia dei gravissimi maltrattamenti e umiliazioni, che vengono alla luce dopo mesi, subiti da un ragazzo di soli 14 anni da parte di suo padre e in presenza della madre, che non ha fatto niente per evitarli – afferma il direttivo di GenderLens, associazione di genitori di piccole e giovani persone di genere creativo – Vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà al ragazzo e ringraziare le persone e le realtà che lo stanno aiutando.
È importante però ricordare che questa notizia di cronaca non racconta solo l’omofobia e l’aggressività di una sola famiglia, che non è un fatto privato, ma che è specchio della società omofoba e violenta nei confronti delle diversità in cui viviamo. Arrivano alla nostra associazione notizie continue, più o meno gravi, di rifiuto, di intenti di “conversione” caratterizzati da violenze di ogni tipo, fisiche o psicologiche, che sono risultato dell’odio e dell’ignoranza che ci circondano. L’esempio che riceviamo da una parte importante degli esponenti della politica con messaggi pieni di fake news, il disprezzo continuo dei diritti delle persone LGBTQIA+ dimostrato, tra le altre cose, dal vergognoso episodio vissuto in Senato dopo la bocciatura del DDL Zan, i costanti attacchi alle famiglie omogenitoriali o alla carriera alias sono motore di questo odio e queste aggressioni.