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Vite in ascesa | 13 febbraio 2023, 10:30

ABEL - IL FIGLIO DEL VENTO

a cura di Lodovico Marchisio

ABEL - IL FIGLIO DEL VENTO

Per chi ama gli animali e la montagna questo è un film sicuramente da non perdere. Uscito nell’anno 2015 è tornato attualmente sulle scene “d’Essai”, motivo di questa mia recensione. L’opera cinematografica in questione è stata diretta da Gerardo Olivares e Otmar Penker; attori principali: Manuel Camacho, il giovanissimo protagonista, con Jean Reno e Tobias Moretti.

La pellicola, girata in Sud Tirolo con molte riprese sulle attigue Dolomiti, contiene immagini documentaristiche di altissimo livello a cui il grande schermo rende merito. Questo film è stato presentato al festival di Giffoni (rassegna cinematografica che si svolge ogni anno a luglio nella città di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno) e viene proposto dalla critica come un film per “famiglie”.

Aggiungerei: spiegando prima ai ragazzi in tenera età che non è il classico film dove vissero tutti - felici e contenti - perché ci presenta la montagna con i suoi pericoli e la sua bellezza ammaliatrice. Stupendi i paesaggi e i giochi di luce, come molto d’effetto è la scena della valanga. Ci mostra altresì come gli animali che in essa vivono devono difendersi dalle insidie della natura e dalla “predazione”.

Vi sono scene forti e dure, ove la lotta per la sopravvivenza è sempre il filo conduttore del film. La trama di per sé è molto semplice: Negli anni Sessanta, il dodicenne Lukas vive in una baita in mezzo ai monti, ma la sua infanzia non è per niente felice perché dopo la tragica morte della madre, vive con una forte incomprensione nei confronti del padre cacciatore, con il quale si chiude in un ostinato mutismo. Quando Lukas scopre un aquilotto caduto dal nido, rivolge all’animale tutte le sue attenzioni nascondendolo in una vecchia malga semi diroccata dove lui spesso si rifugia in solitudine. L’aquilotto cresce in fretta e ben presto arriva il giorno in cui Lukas dopo avergli insegnato a volare con l’aiuto di Danzer, un guardaboschi, deve ridarle la libertà.

Alla fine il fratello d’aquila che l’ha scacciato dal nido muore travolto da una valanga dopo che avevano imparato a convivere. Trascorrono gli anni e Abel (così è stato battezzato l’aquilotto pensando al fratello Caino che voleva la sua morte) ormai genitore (scena con cui si chiude il film mentre si schiude l’uovo di un nuovo aquilotto), torna a far visita al suo salvatore che si è a sua volta riconciliato col padre, mentre il loro vecchio amico narra questa storia.

Stupende le scene dei panorami, un po’ violente le scene di lotta fra gli animali, anche se si sa che nel film nessun animale si fatto male o muore davvero.

Il logo del WWF sui titoli di coda ne è la garanzia. Le riprese in montagna che esaltano la bellezza e l’asprezza dei luoghi con il mutarsi delle stagioni, sono state eseguite con tecniche innovative attraverso il volo in tandem di aquile e veicoli aerei ultraleggeri che non disturbassero il volo dei rapaci nel loro habitat naturale e rimodellando all’interno di una confortevole voliera la crescita dei piccoli rapaci con la super visione di chi tutela la sicurezza che a nessun animale sia fatto del male durante le riprese.

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