In Parlamento, Istituzione di più alto livello della democrazia nell’alveo della Costituzione, alcune forze politiche si comportano come se non vi fossero i problemi che assillano l’Europa e l’Italia ed altresì come se non fossero finite le elezioni. Tutti conoscono le difficoltà del momento che bloccano la crescita della Nazione aggredita prima dal Covid, poi dalla guerra importata e dalla inflazione, mentre il giacimento delle opportunità è stato mortificato da una crisi energetica asfissiante.
Ci vorrebbe, appunto, una presa di coscienza orientata verso soluzioni condivise, ignorando guerre di potere che stanno annoiando la pubblica opinione e danneggiando l’economia. Quando v’è di mezzo l’interesse comune, quel bene insostituibile che è indivisibile per sua stessa natura, tutti debbono fare la loro parte. Maggioranza ed opposizione devono piegarsi dinnanzi alla maestà dei bisogni che attendono risposte lasciando perdere l’insolita propaganda che impazza sui media pubblici e privati.
Bisognerebbe ricordare la lezione di Palmiro Togliatti che, nel dopo guerra, seppe anteporre la pacificazione ad una contrapposizione tra fazioni rivali. Occorre lasciare intatta alla democrazia la possibilità di manifestarsi appieno nelle aule deputate, favorendo le soluzioni con l’unico scopo di servire l’interesse della Nazione. Sarebbe davvero deleterio, per non dire inutile, privare di ossigeno un dibattito costruttivo dove le intenzioni dovrebbero dirigersi verso obiettivi di ripresa economica, di ricerca del lavoro per tutti, di nuovi processi di formazione professionale, di riduzione del cuneo fiscale e delle tasse per dare risposte all’attuale congiuntura.
Ha ragione chi invoca la pace, ma è bene sapere che un così nobile freno alle passioni della guerra deve partire dalla consapevolezza dei motivi che hanno causato il conflitto. Solo la verità, per brutta e terribile che sia, può spalancare la strada verso la tregua. Quando si è immersi in un conflitto così aspro e determinato, le ragioni dei contendenti non stanno mai da una sola parte perché altrimenti non avrebbero senso né l’inizio né l’auspicata fine di questo disastro umanitario proprio a ridosso dell’Europa e dell’Occidente.
Le Nazioni europee hanno il difficile compito di favorire l’inizio di un nuovo dialogo che metta da parte lo strazio delle armi e che promuova una grande solidarietà comune per ricostruire la memoria e, con essa, rapporti di civile convivenza. Vi sono già troppi conflitti nel mondo per attardarsi nella prosecuzione di nuovi lutti e di tremende miserie, laddove occorre portare un segno di fratellanza umana.
Il Parlamento scaturito dalle elezioni del 25 settembre ha una sola missione: pensare al bene dell’Italia ed al futuro delle nuove generazioni.