Un percorso iniziato il 5 luglio da un appello (*) sottoscritto da numerosissime personalità , da movimenti, collettivi, associazioni, partiti (fra i quali Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, De Magistris e DemA, Risorgimento Socialista e il raggruppamento parlamentare ManifestA che il 9 luglio hanno dato vita ad una affollatissima assemblea in cui è stata lanciato la proposta di costruire un’alternativa popolare al partito unico della guerra, della precarizzazione del lavoro, delle privatizzazioni e della devastazione ambientale..Una forza unitaria pacifista e autenticamente di sinistra che dia voce alle classe popolari e lavoratrici e alla volontà di pace della maggioranza delle italiane e degli italiani. Per uno schieramento che si batta per la difesa e l’attuazione della Costituzione
Appena intrapreso, questo cammino si scontra con le elezioni politiche anticipate. Un ostacolo aggravato dal fatto che per l’UP si presenta l’obbligo della raccolta firme, in un periodo estremamente sfavorevole per una campagna elettorale. Un obbligo frutto di “un regolamento ritagliato per consentire la partecipazione ai ‘soliti noti’ del trasformismo parlamentare che ha sostenuto il Governo Draghi, e per censurare ed escludere tutte quelle nuove forze sociali, politiche che emergono nella società e che chiedono il cambiamento” come ha detto la capogruppo di ManifestA Simona Suriano.
L’Unione Popolare saprà comunque far fronte a questa sfida. La mobilitazione è già iniziata in tutta Italia
Loredana De Rosa
L’Unione Popolare si rivolge a chi vuole la pace e rifiuta la guerra in tutte le sue forme (militari, economiche, culturali).
La guerra trascina con sé la crisi economica e l’inflazione che peggiora le già precarie condizioni di vita dei soliti noti. Quelli che da troppi anni, vedono compromessa la prospettiva di una vita e di un futuro accettabile,e la stessa dignità del proprio lavoro. La guerra aggrava in maniera drammatica la crisi ambientale della quale tocchiamo quotidianamente gli effetti.
Vogliamo che dalla Valle d’ Aosta giunga in Parlamento una voce che testimoni la gravità del degrado ambientale che subiamo. Il nostro territorio è un patrimonio dell’umanità intera intrinsecamente fragile. Occorre battersi per la sua salvaguardia perché le conseguenze del suo sconvolgimento compromettono la nostra economia, le nostre tradizioni alpine ed il nostro futuro e si fanno sentire pesantemente fino alla foce del Po.
Questo significa salvaguardare l’interesse della Valle d’ Aosta contribuendo a quello nazionale.
La siccità pone, drammaticamente, il problema della gestione delle acque. Sorella acqua è un bene comune che deve rimanere saldamente in mano pubblica. Per questo ci batteremo ovunque sarà necessario. A Roma come in ogni singolo Comune Valdostano.
Vogliamo che da una regione nella quale, come ci informava la Caritas nello scorso ottobre l’incidenza dei “nuovi poveri” ci colloca al comando della classifica davanti a Campania, Lazio, Sardegna, Trentino (**) giunga una voce che dica chiaro e forte un NO alla logica del riarmo, delle spese militari, della produzione e del commercio delle armi. Occorre destinare queste risorse alla sanità pubblica, all’ istruzione, ad una vera transizione ecologica (contro la finzione ecologica del ministro Cingolani). Ad una politica per il pieno impiego, contro la disoccupazione e contro la povertà, per il sostegno dei redditi, con la definizione di un salario minimo ed il ripristino della scala mobile.
Da ultimo, qualcuno che dica che chi più ha, più paghi, contro evasori, mafie, corruzione che costituiscono un vero e proprio furto ai danni della collettività e della giustizia sostanziale.
Per questo, raccoglieremo le firme e faremo sentire alta e forte la nostra voce. Confidiamo nella coscienza democratica dei cittadini affinché un regolamento ingiusto ed ipocrita non metta il bavaglio alle istanze popolari dei valdostani e degli italiani.





