Commentando un intervento formativo organizzato in una scuola da Arcigay – Queer VdA, in accordo con gli/le studenti/e, su orientamento sessuale, identità di genere e discriminazioni, i due eletti si sono cimentati in un attacco frontale condito da tanta banalizzazione, tanta cialtronaggine e tanta ignoranza sui temi del femminismo, della cultura di genere e lgbtqi+ (assessore, è solo un acronimo, non è così faticoso leggerlo evitando ammiccamenti da bar; uno sforzo da chi è a capo dell’Istruzione, dell’Università e delle politiche giovanili dobbiamo pretenderlo) che non si vedono e si sentono neppure nelle più oscure roccaforti padane del “carroccio”, alcune delle quali peraltro recentemente espugnate...
Pare che questa Regione voglia piombare in un medioevo oscuro, mentre altrove i progetti nelle scuole affrontano, senza timori di censura, la cultura di genere, le discriminazioni e gli stereotipi. Forse allo stesso assessore all’Istruzione è sfuggita una norma di legge che, invece, dovrebbe conoscere bene, vale a dire l’art. 1, comma 16, della legge n. 107/2015 che contiene la seguente indicazione: “Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.119” oppure potrebbe agilmente visitare la piattaforma del Miur - Ministero Istruzione Università e Ricerca “Noi siamo pari” che ospita anche un Osservatorio nazionale: ne fanno parte Arcigay e varierealtà femministe evidentemente ignote ai consiglieri regionali.
C’è anche “Maschile plurale”, associazione impegnata da anni in riflessioni e pratiche di ridefinizione dell’identità maschile,plurale e critica verso il modello patriarcale, che potrebbe tornare utile a molti rappresentanti della politica valdostana. E magari la discussione oscurantista che abbiamo dovuto ascoltare giovedì in Consiglio regionale potrebbe proprio essere segnalata all’Osservatorio nazionale.
In assenza dell’educazione sessuale dai programmi delle scuole dobbiamo ringraziare studenti e studentesse che hanno preso l’iniziativa di auto-formarsi. Vogliamo che le Istituzioni scolastiche agiscano in piena libertà e autonomia nel sopperire alla grave mancanza formativa su temi tanto importanti per la vita e la felicità di tutti.
Vogliamo che la politica tossica e manipolatoria cessi immediatamente la sua opera di controllo sull’offerta didattica delle scuole, sulle attività dei luoghi aggregativi, sui consultori e sugli ospedali, che smetta di utilizzare la scusa della tutela dei“contribuenti” per mettere in atto una vera e propria la caccia alle streghe. Non dobbiamo concedere niente, in ballo ci sono i diritti di tutti e tutte come le recenti disposizioni della Corte Suprema americana ci hanno tragicamente dimostrato.