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ECONOMIA | 09 giugno 2022, 13:09

Caro spesa, nel carrello rincarano anche i prodotti alimentari “poveri”

Non c’è voce che si salvi dal caro spesa nel carrello dei prodotti alimentari. In un solo anno rincara anche solo cucinarsi un piatto di spaghetti al pomodoro

Caro spesa, nel carrello rincarano anche i prodotti alimentari “poveri”

Così, se le famiglie sono costrette a fare bene i conti prima di acquistare un taglio pregiato di carne o pesce, anche mettere nel carrello della spesa prodotti di base per fare piatti semplici ha costi molto più alti rispetto a un solo anno fa. I rincari maggiori, a due cifre, sono infatti per farina, pasta, pane, uova e latte fresco. Un dramma per tutti e ancor di più per quanti sono costretti a tagliare su carne e pesce ma si ritrovano comunque una lista della spesa sempre più cara.

Corrono i prezzi dei prodotti alimentari, specialmente quelli più “poveri” utilizzati per rimpiazzare i più cari carne e pesce», denuncia Federconsumatori, che ha messo a confronto i prezzi dei prodotti alimentari quest’anno rispetto al 2021 e anche rispetto al 2001 – e in questo caso i rincari sono a tripla cifra.
Il caro spesa, denuncia l’associazione, pesa sempre di più sulle famiglie e le costringe a rinunce sempre più numerose.

                         Diminuisce del 16% il consumo di carne e pesce

Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, dice l’associazione, «diminuisce di oltre il 16% il consumo di carne e pesce (visti i forti rincari in entrambi i settori, dovuti da un lato ai maggiori costi sostenuti per l’allevamento, dall’altro al caro gasolio per i pescherecci). Si scelgono, inoltre, verdure e ortaggi più convenienti: bando alle primizie e ai frutti esotici. Nei banchi dei supermercati la merce vicina alla scadenza, posta in offerta, finisce sempre prima. Anche le spese per la cura della persona e la salute sono fortemente intaccate dalla crisi».
Le famiglie alle prese col caro spesa fanno rinunce, attuano strategie di risparmio, cambiano punto vendita, acquistano prodotti più a basso prezzo e rinunciano non solo agli alimenti non essenziali. Cominciano a tagliare anche su carne e pesce – il 21% ne compra di meno, ha evidenziato un’indagine qualche giorno fa.
Federconsumatori mette in evidenza che sono aumentati i prezzi, e di molto, anche dei prodotti meno costosi, quelli che potrebbero rappresentare fonti di pasti di “emergenza” davanti a budget che si restringono.
1 kg di farina costa in media quest’anno 1,29 euro contro i 79 centesimi del 2021 e un aumento del 63% in un solo anno. Il pane è rincarato del 25% passando da 3,36 euro al kg del 2021 ai 4,20 euro/kg di quest’anno.
Costa di più prepararsi un piatto di pasta. 1 kg di spaghetti è aumentato del 77% passando da 1,64 euro del 2021 ai 2,90 euro di quest’anno. 1 kg di pasta integrale è passato da 2,18 a 3,38 euro con un aumento del 55% in un solo anno.
Vanno su i prezzi delle uova. La confezione da 6 uova è rincarata del 21% passando da 2,05 euro del 2021 ai 2,49 euro di quest’anno. Per 1 litro di latte fresco servono in media 1,89 euro (più 12% rispetto a 1,69 dello scorso anno).
L’olio extravergine di oliva è rincarato del 28% (da 6,15 a 7,90 euro/litro). Rincara la passata di pomodoro in bottiglia (più 6%) e si alzano i prezzi dei pomodori pachino (più 20%). E non è ancora finita. Per 1 kg di patate servono 1,68 euro, più 6% sullo scorso anno; costa di più la frutta (dal 5% delle banane al 16% in più delle mele); più 16% per il tonno in scatola.
Carne e pesce rincarano, si diceva. Più 9% per le fettine di vitello e più 14% per il nasello – i prezzi variano da 19,50 ai 21,60 euro al chilo. E se ci si vuol preparare un minestrone? Il prezzo in media è di 3,89 euro ed è rincarato anche questo, del 6%.

                               Rincarano i prodotti meno onerosi

«Quello che preoccupa maggiormente –  Federconsumatori – è che a subire forti rincari non sono solo i prodotti più cari, quelli su cui i cittadini tagliano per primi (carne e pesce freschi), ma anche quelli meno onerosi, che spesso costituiscono opzioni di emergenza per far fronte a budget sempre più ristretti. Rientrano in tale categoria pasta, pane, patate, uova, verdura e formaggi. Sono proprio questi i prodotti che troviamo in testa alla classifica dei prodotti che registrano maggiori aumenti: la pasta (+77%), seguita dalla farina (+63%). Segue la pasta integrale, l’olio extravergine, il pane, i prodotti sottolio e i gelati».
Risulta poi “improponibile” il confronto col 2021 con rincari anche a tripla cifra. Tutto questo, prosegue Federconsumatori, «illustra bene quanto sia stato progressivo e inesorabile l’impoverimento delle famiglie, che oggi si trovano ad affrontare una crisi inedita».

La richiesta si rinnova: il Governo deve intervenire per sostenere il potere di acquisto e i redditi, specialmente delle famiglie meno abbienti, e per contrastare le speculazioni che i Consumatori stanno denunciando presente in tutti i settori.

TABELLA FEDERCONSUMATORI

 

Bruno Albertinelli

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