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ECONOMIA | 25 maggio 2022, 11:51

Indagine sulla fregatura minor peso ma stesso prezzo dei prodotti confezionati

L’Antitrust sta monitorando il fenomeno della shrinkflation o “sgrammatura” dei prodotti, quella tecnica di marketing con cui alcune aziende riducono la quantità di prodotto nelle confezioni mantenendo i prezzi sostanzialmente invariati

Indagine sulla fregatura minor peso ma stesso prezzo dei prodotti confezionati

L’annuncio viene dal Direttore generale per la tutela del consumatore Giovanni Calabrò, in audizione alla Commissione d’inchiesta sulla tutela dei consumatori. La shrinkflation, ha detto Calabrò, «è un fenomeno relativamente nuovo in Italia. È una tecnica di marketing del tutto legittima, purché siano rispettate alcune condizioni. Noi ci occupiamo dell’aspetto della trasparenza. Con la shrinkflation vi sono aziende che riducono la quantità di prodotto nelle confezioni dei prodotti di largo consumo, quelle che troviamo sugli scaffali dei supermercati, mantenendo sostanzialmente invariati i prezzi».

Noi siamo verificando – prosegue Calabrò – se possa rilevare o meno ai fini dell’applicazione del Codice del consumo, in particolare in tema di pratiche commerciali scorrette. Quello che rileva, spiega ancora il direttore generale, non è tanto la riduzione del prodotto in sé ma gli aspetti legati alla trasparenza, perché la riduzione di contenuto deve essere immediatamente percepibile dal consumatore sull’etichetta del prodotto.

“Shrinkflation” è una parola inglese che viene dall’unione di shrinkage (contrazione) e inflation (inflazione), un fenomeno che consiste nella riduzione delle confezioni (o della quantità al loro interno) di prodotti di largo consumo, mantenendo però lo stesso prezzo. Si parla anche di sgrammatura dei prodotti. Riguarda soprattutto prodotti comuni, un pacco di biscotti, la confezione di un detersivo, una tavoletta di cioccolato e quant’altro.

Famoso è il caso della riduzione della barretta di cioccolato di Toblerone qualche anno fa. Le associazioni dei consumatori sono tornate a segnalare questo fenomeno durante il periodo pasquale, quando si sono “ristrette” alcune confezioni di colomba che non pesavano affatto 1 kg da tradizione ma solo 700/750 grammi. Con prezzo invariato e forse anche la confezione, o forse con un packaging rinnovato che può aver distratto il consumatore. Anche qui ricade infatti la questione della trasparenza: quanto sia consapevole il consumatore della quantità di prodotto minore che finisce nel suo carrello della spesa.

Quello che rileva è dunque la consapevolezza del consumatore di fronte a un’operazione che potrebbe rimanere poco visibile, perché magari accompagnata da un restyling del prodotto o perché il prezzo di biscotti, fazzoletti, cioccolato o quello che sia non cambia o perché, semplicemente il consumatore è più attento al fattore prezzo assoluto rispetto al peso effettivo del prodotto e al rapporto prezzo/kg.  L’annuncio dell’Antitrust che ci saranno verifiche sulla shrinkflation è accolto con favore dalle associazioni dei consumatori, che avevano mandato esposti e fatto segnalazioni su diversi prodotti.

A finire nel mirino dell’associazione le colombe pasquali da 750 grammi, le mozzarelle da 100 grammi invece che da 125, il caffè da 225 al posto di quello da 250 grammi, la pasta non nei formati consolidati da 500 grammi e da 1 Kg, il tè con 20 bustine invece di 25 e innumerevoli altri prodotti. È scorretto, per non dire disonesto, diminuire il quantitativo interno di un prodotto mantenendo la confezione della stessa grandezza, oppure ridurre di pochi grammi il peso, senza portare a conoscenza chi acquista! è una pratica che danneggia e offende il consumatore.

Bruno Albertinelli

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