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CISL VdA | 12 maggio 2022, 19:50

LA CISL SCUOLA SUI DOCENTI NON VACCINATI GUARITI DA COVID: UN ALTRO TSUNAMI SI ABBATTE SULLA SCUOLA

La comunità scolastica merita ed esige risposte serie ed equilibrate

Alessia Démé

Alessia Démé

A meno di un mese dalla fine dell’anno scolastico un altro tsunami si abbatte sulla comunità educante: è notizia degli ultimi giorni che i docenti che, pur non essendo vaccinati, erano stati riammessi all’insegnamento essendo guariti da COVID-19, se abbiano contratto l’infezione da più di tre mesi potrebbero essere nuovamente sospesi dalla funzione docente ed adibiti ad altre mansioni, a meno che non provvedano a mettersi in regola con gli adempimenti vaccinali.

E’ l’effetto, questo, di un’interpretazione che il MIUR ha dato di una nota del Ministero della Salute che obbliga i sanitari guariti a vaccinarsi dopo 3 mesi dalla guarigione e che è stata ritenuta, per analogia, applicabile anche al personale docente, sebbene, sul tema, non siano ancora state fornite indicazioni univoche, nemmeno nelle FAQ fornite dallo stesso MIUR.

A meno di un mese dalla fine di un anno scolastico travagliato, nel quale gli alunni e i pochi docenti rimasti in servizio tra quarantene e sospensioni hanno visto l’avvicendarsi di supplenti, spesso alle prime armi e anche sprovvisti dei prescritti titoli di studio, ecco che un altro pesante macigno viene scaricato sull’intera comunità educante: sui dirigenti, chiamati a gestire un’ennesima frattura professionale ed umana; sul personale amministrativo, impegnato nella sempre più difficoltosa ricerca di supplenti; sulle famiglie, preoccupate per il susseguirsi degli insegnanti e per la qualità dell’offerta formativa, già minata dalle quarantene e dalla didattica a distanza, sui docenti, la cui categoria è dilaniata da uno scontro intestino tra ormai plurime fazioni (vax, no-vax, over50, guariti da meno di sei mesi e chi più ne ha più ne metta…) e, a ricaduta, sugli alunni, che di tale comunità dovrebbero essere il centro e che si trovano invece a vivere in una scuola ormai simile ad un girone infernale fatto di mascherine, tamponi di uscita e nervosismi.

Al di là della netta posizione della nostra organizzazione a favore della vaccinazione come strumento principe nel superamento della pandemia, rimaniamo esterrefatti da questo ennesimo colpo di scena normativo, peraltro destinato, allo stato attuale, a rimanere in vigore solo fino al 15 di giugno quando, appunto, le attività didattiche, pur essendo alle battute finali tra scrutini ed esami, ancora non si sono concluse.

Che ne sarà degli alunni impegnati nell’ultima fase dell’anno scolastico o di quelli impegnati negli Esami di Stato o negli esami conclusivi del primo ciclo di istruzione che, quest’anno, torneranno dopo due anni a svolgersi in presenza e in forma scritta? Chi li aiuterà nei processi di recupero scolastico? Chi valuterà, con il nuovo e delicato sistema, gli alunni della primaria? Forse qualche introvabile supplente destinato a rimanere in servizio solo fino al 15 di giugno? E, in tutto questo, che ne è della continuità didattica che tanto sta a cuore ad un Ministero che costringe gli insegnanti a rimanere vincolati ad una sede per almeno tre anni?

Alessia Démé Segretaria Csl Scuola VdA

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