A Natale, la sera, si guarda un film.
Quest’anno ho visto Don’t look up, un lavoro di Adam McKay, con Merly Streep, Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence che parla della minaccia di una cometa in rotta di collisione con la Terra. Non si tratta di un film di fantascienza, né di uno catastrofico, ma di una colossale satira sul potere della comunicazione mediata e sulla sua capacità di distorsione dei pochi dati di realtà sui quali si basa il nostro precario equilibrio esistenziale d’individui e di specie.
Proprio di fronte all’Apocalisse, la miopia dei governanti condita con l’iperpotere dei pochi straricchi della Terra produce quella combinazione che ci condanna all’estinzione: nessuno vuole morire, ma la cecità prodotta dalle tante informazioni contrastanti, dai pettegolezzi che noi stessi abbiamo alimentato per apparire migliori di altri, dalle strategie miserabili usate per ottenere dei riconoscimenti immediati quanto effimeri e un po’ di provvisoria visibilità ci rende ogni giorno più vulnerabili. In questo gorgo i due scienziati protagonisti del film, ispirati da un autentico credo nelle scienze che hanno studiato e alle quali dedicano l’esistenza nonostante le mille fragilità personali, tentano di indicare una strada per la salvezza, sbandando, ma chiudendo in pienezza, attribuendo alla lotta compiuta un senso vitale, al di là del destino prescritto.
Certo, è drammaticamente pericoloso sfregiare il nostro pianeta succhiandone le risorse senza equilibrio, così come lo è assecondare un sistema economico che incoraggia all’avidità, all’accumulo di denaro senza fine, che squilibra i rapporti tra esseri umani negando a molti condizioni di benessere e allontanando o vanificando innumerevoli occasioni di crescita personale e di gruppo.
Ma è altrettanto pericolosa la nostra libertà di trasformare ogni stimolo raccolto dalle esperienze dirette o masticate e disumanizzate da mezzi tecnologici in un’immagine personale, percepita come unica. Se questo spirito libero non si alimenta di logiche, di pensieri razioncinanti capaci di dosare numeri e fantasie, calcolo e caos il pericolo cresce. Infatti, se si lascia ragione dormiente, la rappresentazione del vivere si popola di mostri – che alimentano paure e ribellioni – o di prigionie, di precetti alla sottomissione che rendono tutti fantocci in altrui mani.
Soprattutto, polverizza ciò che è Panico, espressione di un’unica forza vitale e creatrice presente nell’Universo, disperde generando un infinito quantitativo di solitudini.
Siamo troppo divisi in questo momento della storia dell’umanità, tormentati da pensieri apocalittici, minacciati dalla morte senza protezioni mentali naturali – siamo ancora giovani, i nostri genitori sono stati longevi, viviamo in un ambiente sano, nessuno in famiglia è cadiopatico… – orfani di fedi universali alle quali aggrapparsi. Noi abbiamo deciso di affidarci a quelle persone che hanno creato una comunità internazionale nella quale è necessario scambiarsi dati, osservazioni, prove e risultati, collaudare procedure e strumenti per evitare al massimo i rischi dei loro gesti – sebbene non siano del tutto evitabili –dichiarare infine la loro impotenza di fronte a malattie per le quali, al momento, non c’è rimedio.
Non si sono allineate dietro i pensieri di una persona sola, ma fanno sintesi continuamente tra una vastissima rete di studiosi competenti che non ha colore, non ha provenienze e, soprattutto, ha scelto e accettato di farsi confermare o smentire dai colleghi, di farsi controllare tutto ciò che dichiara d’aver sperimentato e scoperto. Mi affido a chi ha giurato di non credere alle ciarlatanerie e alle menzogne che servono assai spesso a singoli individui per spiccare per un poco mezzo alla moltitudine dei simili, per sentirsi importante, per provare la tracotanza del raccogliere un effimero, viscerale consenso, non certo per rivelare un mistero a qualcuno.
L’alternativa alla scienza, a questo imperfetto modo di conoscere, troppo generalizzato da una parte, troppo specialistico dall’altra, resta ancora oggi la superstizione, quella che mandava al rogo i ribelli, le donne libere, i pensatori troppo acuti.
Ci estingueremo comunque prima o poi, ma dovremo farlo avendo tentato tutto il possibile per evitarlo. Per fare ciò non bisogna né guardare troppo in alto perdendosi tra le stelle, né limitarci a seguire i nostri passi a terra: guardiamo l’orizzonte, dove le geometrie degli astri e le turbolenze inquiete della terra, sulla linea dei nostri desideri più intimi e insieme più universali, si uniscono.