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ECONOMIA | 05 maggio 2021, 20:24

L’OPINIONE DI PIERANTONIO GENESTRONE: perché le sale gioco legale sono chiuse mentre il casinò prosegue la sua attività?

Forse che il gioco a Saint Vincent ha una funzione terapeutica contro l’azzardopatia? Da rappresentante per tanti anni del settore del gioco legale in Valle e con incarichi nazionali in associazioni di categoria mi sento in dovere di entrare nel dibattito sul dibattito relativo alla chiusura delle sale slot in Valle e sulla concorrenza sleale del Regione.

Pierantonio Genestrone

Pierantonio Genestrone

Da rappresentante per tanti anni del settore del gioco legale in Valle e con incarichi nazionali in associazioni di categoria mi sento in dovere di entrare nel dibattito sul dibattito relativo alla chiusura delle sale slot in Valle e sulla concorrenza sleale del Regione.

Da sempre l’imprenditoria valdostana si lamenta perché ha nella Regione un concorrente sleale in quanto alcune sue partecipate drenano ossigeno alla libera concorrenza. Negli ultimi anni nella nostra regione si è assistito ad un progressivo inasprimento degli interventi nei confronti del gioco legale pubblico mentre al casino di Saint Vincente tutto era ed è permesso con l’aiuto di cospicui fondi pubblici la cui attribuzione è oggetto di dibattito presso la Corte dei Conti.

Non si capisce perché siano state chiuse le sale slot gestite da privati mentre quelle del casinò, che è una struttura della Regione, continua ad essere consentito il gioco anche ai valdostani. Forse che il casinò attuo il gioco come una terapia per guarire dall’azzardopatia?   Ma non è questo il problema. Il problema è che numerosi imprenditori locali attivi nel gioco delle scommesse legali sono stati ridotti sul lastrico; alcuni sono falliti; altri hanno chiuso; altri sono alla fame.

Tutto questo nel mancato rispetto di una legge nazionale che li autorizzerebbe ad esercitare l’attività. C’è da ricordare che le entrare erariali ammontano ben più di un miliardo di euro che in parte rientrano nella casse della Regione.   Come si può leggere Tutto è partito dalla legge regionale n. 14 del 15 giugno 2015 “Disposizioni in materia di prevenzione, contrasto e trattamento della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico”, che andava a modificare la precedente legge regionale n. 11 del 29 marzo 2010 (Politiche e iniziative regionali per la promozione della legalità e della sicurezza), che prevedeva al suo interno una generica “promozione di iniziative per la prevenzione, il contrasto e il trattamento della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico”.

La Regione ha scelto di chiudere o limitare le sale gioco, sale scommesse e sale bingo, ma ha lasciato aperto il Casinò di Saint Vincent. Secondo l’Agenzia Giornalistica Mercato del Gioco, di fatto, ha eliminato un soggetto sano, ovvero, un insieme di imprese medio piccole, spesso a conduzione familiare, che gestivano il gioco pubblico sul territorio nei limiti stabiliti dalla legge, in primis il divieto di gioco per i minorenni, per salvare la sua casa da gioco.

Due pesi e due misure per combattere la ludopatia. Da una parte imprenditori e famiglie sul lastrico, dall’altra lavoratori e famiglie che per anni hanno vissuto con i finanziamenti pubblici erogati dalla Regione. Il gioco è un lavoro. Il gioco d'azzardo legale di presenza si sposta online, dove manca qualsiasi controllo sull’identità e l’età reale di chi vi accede, quindi  dove la ludopatia dilaga ancor più perché non c’è alcun rapporto umano con i gestori come avveniva nella sale gioco. Di più il gioco on line, per la maggior parte, fa capo a società con sede all’estero e nei paradisi fiscali dove sfuggono ad ogni controllo dello Stato.   Fallimenti e chiusure dovuti a scelte ideologiche di una classe politica-gregge capace solo di mettere la poppa al vento della demagogia.

Infatti  se ci fosse un approccio in cui è data prevalenza al benessere della comunità, sarebbe utile riuscire a indagare se e quanto la chiusura delle sale slot ha contribuito nella lotta alle dipendenze. A mio avviso nulla perché sono aumentate vertiginosamente le puntate come è successo per  l’acquisto di alcoolici.

Le stime, ovviamente solo stime, raccontano di un giocatore su tre che ha trasferito la propria dipendenza sulle piattaforme presenti in rete che, d’altra parte, funzionano con vantaggi differenti da quelle delle postazioni fisiche.  È rimasto attivo il gioco illegale, difficile da mappare perché controllato dalla criminalità organizzata italiana e straniera.

Detto questo pongo una domanda a chi ha chiuso le sale e premiato il casinò: quanti sono oggi coloro che soffrono di azzardopatia in Valle? Quanti erano il 15 giugno 2015?

Pierantonio Genestrone

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