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In Breve

| 06 aprile 2021, 18:38

Sostegni, Fipe-Confcommercio in Senato: “ristori bocciati da 9 imprenditori su 10. Vanno riformati subito”

Lino Enrico Stppani presidente Fipe/Confcommercio

Lino Enrico Stppani presidente Fipe/Confcommercio

I contributi a fondo perduto ricevuti tra il 2020 e il 2021 dai titolari di bar e ristoranti sono stati ritenuti poco o per nulla efficaci dall’89,2% degli imprenditori, con 8 titolari su 10 che si sono visti ristorare il 10% circa di quanto perso lo scorso anno. Una bocciatura che non può non essere presa in considerazione nel momento in cui si andranno a definire le modalità di erogazione dei sostegni che verranno distribuiti in seguito al prossimo scostamento di bilancio, annunciato in 20 miliardi di euro. 

Siamo consapevoli dello sforzo enorme fatto dal precedente governo per dare risposte ai titolari dei Pubblici esercizi, in una situazione di pandemia, ma non possiamo nasconderci che le misure non sono state minimamente sufficienti. È importante dare aiuti di maggiore intensità a chi ha perso fatturato perché è stato costretto a chiudere”.
Così Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe-Confcommercio (nella foto), la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, nel corso dell’audizione informale davanti alle Commissioni V e VI del Senato, riunite in sessione congiunta in vista della conversione in legge del Dl Sostegni.

I margini di manovra per migliorare il testo sono minimi, ma il Direttore generale di Fipe accende i riflettori su alcuni correttivi necessari, primo tra tutti quello dei canoni di locazione. Secondo una ricerca dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, solo il 25% degli imprenditori è riuscito a ottenere uno sconto sugli affitti da parte dei proprietari. Da qui la richiesta della Federazione.

“Il canone di locazione pesa per il 10% sul fatturato delle imprese – spiega Calugi – e rappresenta un costo fisso che in questo momento è insostenibile. Ecco perché diventa indispensabile disporre la proroga del credito d’imposta al 60% sui canoni di locazione e al 30% sull’affitto d’azienda anche per i mesi da gennaio ad aprile 2021. Una misura già prevista per le strutture turistico ricettive e i tour operator”.

In questo caso, dunque, una richiesta contingente, così come quella di abbattere in maniera significativa il canone Rai per i Pubblici esercizi.

Tra 2020 e 2021 i bar e ristoranti sono rimasti chiusi per circa 200 giorni - sottolinea Calugi – e dunque sarebbe opportuno ridurre il canone Rai non del 30%, come attualmente previsto dal decreto, ma almeno del 50%Stesso discorso vale per la Tari che andrebbe azzerata o dimezzata, visto che i locali chiusi non hanno usufruito di alcun servizio di raccolta rifiuti”.

Con le Ordinanze del 2 aprile 2021 il Ministero della Salute ha confermato, fino al 20 aprile 2021, la collocazione in zona rossa delle Regioni Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta, mentre ha disposto il passaggio in zona arancione delle Regioni Marche e Veneto e della Provincia autonoma di Trento.

Inoltre, a seguito della decorrenza del termine di vigenza dell’Ordinanza del 12 marzo 2021, già a partire dal 30 marzo 2021, il Lazio si trova collocato in zona arancione.

Si ricorda che il D.L. n. 44/2021 (cfr. news Fipe), oltre a prorogare fino al 30 aprile 2021 il termine di applicazione delle misure di cui al DPCM del 2 marzo 2021 (cfr. news Fipe), ha prescritto che, per lo stesso periodo di tempo, nei territori collocati in zona gialla continuino a trovare applicazione le misure previste per la zona arancione, ammettendo una possibile deroga a quest’ultima disposizione con Deliberazione del Consiglio dei Ministri.

Pertanto, allo stato attuale, la situazione complessiva prevede che si applichino le misure previste:

  • per la zona arancione in: Abruzzo, Basilicata, Bolzano, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, Trento e Veneto;
  • per la zona rossa in: Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta.

Ciò premesso, occorre specificare che le misure restrittive applicabili alle imprese del settore dei pubblici esercizi sono analoghe sia per le zone rosse che per le zone arancioni. Per maggiori informazioni in merito si consulti il nostro specchietto illustrativo.


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