Nella prefazione anastatica dell’opera Tra la Dora e l’Isère, opera di Renato Willien pubblicata nel 1956, più di dieci anni dopo la Liberazione, si legge che l’autore fa rivivere quegli anni ‘quasi’ giorno per giorno. “Un libro di storia ma di storia vissuta in prima persona, in cui, al di là delle vicende belliche, a emergere è l’umanità delle persone: sentimenti , le amicizie, le speranze, le delusioni ma anche i momenti di svago e di spensieratezza vissute insieme a tanti giovani amici o compagni di lotta”.
Ristampato nel 2020 e in diffusione da inizio anno, Tra la Dora e l’Isère, è un giusto strumento per rinfrescare la memoria un po’ affievolita che lascia spazio ai sovranismi, all’individualismo. Ma soprattutto ripropone gli ideali della valdostanità e i principi autonomistici della Petite Patrie che li stiamo sempre più annacquando. Il libro contiene articoli di René Willien pubblicati dal giornale Lo Partisan nell’immediato dopoguerra.
Il racconto si conclude il 26 aprile 1945 e gli articoli pubblicati testimoniano cosa successe immediatamente dopo: scesi dalla montagna, i partigiani non ci misero molto a dividersi tra di loro all’apice dello scontro politico e iniziarono addirittura a essere guardati con sospetto da chi auspicava per la Valle d’Aosta altre soluzioni rispetto all’Autonomia, come l’annessione alla Francia”.
La ristampa di Tra la Dora e l’Isère propone alcuni documenti relativi al servizio ALI, “ una vera e propria rete di spionaggio istituita da Willien per far giungere a Val d’Isère informazioni dalla Valle d’Aosta”. Willien, infatti, era un ufficiale di collegamento tra la resistenza francese e valdostana; faceva parte della Mission Bourget istituita dai servizi militari francesi.