Ho già avuto modo di scrivere tempo fa della questione. I suoi sviluppi mi portano a ritornarvi. I pompieri della Valle d'Aosta sono stati regionalizzati agli inizi degli anni duemila. Il loro trattamento giuridico ed economico è così diventato parte della contrattazione sindacale regionale per il pubblico impiego. La diatriba è sorta quando i pompieri si sono ritenuti danneggiati dalla contrattazione regionale rispetto a quella nazionale.
E' ancora tutto da dimostrare che sia effettivamente così tranne che, sicuramente, per gli aspetti previdenziali e pensionistici del settore. La richiesta dei pompieri di tornare allo Stato è oggetto di discussione a livello regionale. Ma lo Stato, che ha dichiarato la sua disponibilità al riguardo, ci vuole "cornuti e mazziati".
E questo vale, a mio avviso, anche per il Corpo forestale e, direi, anche per la Polizia urbana, per evitare in seguito tentativi di emulazione che riaprirebbero altri fronti sindacali. C'è poi la questione previdenziale che richiederebbe un iter legislativo nazionale con i tempi che si possono immaginare.
Quello che, al riguardo, non si è preso in considerazione è che a norma di Statuto e delle conseguenti norme di attuazione la Valle ha potestà normativa integrativa proprio in materia previdenziale. Su questo terreno, forse, potrebbe essere possibile dare una risposta alle richieste dei pompieri nostrani.
La costituzione, inoltre e come suggerito da qualcuno, di una sezione separata di contrattazione pubblica regionale nei confronti di questi Corpi, con riferimento alle eventuali novità provenienti dalla contrattazione nazionale, potrebbe rappresentare una via di uscita dal conflitto presente. Si eviterebbe così anche il pessimo esempio in corso con i "tavoli separati" di contrattazione regionale tra sindacati confederali, unico esempio in campo nazionale.
"Ultimo in fundum", direbbe Frassica, ma non ultimo per importanza, c'è la questione del "conflitto di interessi". E' ormai un cancro che avvelena la vita politica e amministrativa del nostro Paese (vedi il caso del Consiglio Superiore della Magistratura).
Il guaio, però, è che più piccola è la realtà geografica di riferimento maggiore dimensione acquista il fenomeno. Se non si riesce a tagliare, anche da noi,