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In Breve

| 28 marzo 2020, 10:00

L'anno che verrà riscritto alla valdostana

L'anno che verrà riscritto alla valdostana

Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po' e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.

Caro amico lettore di Aostacronaca, Panta Rei non può aggiungere niente che non sia stato già detto sul difficile periodo che stiamo vivendo. Però la voglia di condividere i pensieri c’è, quindi se ti va… eccomi qui.

Da quando sei partito c'è una grossa novità

Chiamala grossa….. la definizione più usata per la situazione è “surreale”, nessuno di noi aveva mai fatto i conti con la possibilità che la propria vita cambiasse così repentinamente, che venisse messa a rischio da un nemico invisibile che abbiamo in un primo tempo preso alla leggera, convinti che fosse una bolla di sapone e invece era una bomba.

Si esce poco la sera compreso quando è festa

Il nostro territorio deserto fa uno strano effetto. Il susseguirsi assurdo dei modelli di giustifica delle uscite, che crea una confusione veramente inopportuna, fa capire se non altro che dobbiamo metterci in testa che bisogna stare a casa. Mi pare che in Valle la situazione sia migliore di quello che sento in altre parti d’Italia, se così fosse un plauso alla responsabilità dei valdostani ci vuole. Ma le difficoltà ci sono e ci fanno sentire impotenti di fronte alle necessità dei nostri cari, che vediamo meno ma sentiamo più vicini, e a questo fatichiamo ad adattarci.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando

Dio non voglia che questa drammatica circostanza si trascini fino al prossimo anno, come qualcuno presagisce, ma è chiaro che non saremo più quelli di prima. Quando ho letto il pezzo del direttore Minuzzo “Ci fosse stato lui” ho avuto un sussulto: oh mi signur, il caro Piero mi è diventato un nostalgico del ventennio! Superato il titolo il timore è subito svaporato, ma il significato mi è sembrato chiaro: il momento non ci permette più di azzuffarci su ogni sussurro che scompiglia i nostri piani. E questo vale soprattutto per loro, i nostri governanti, ai quali spetta l’inderogabile compito di portarci fuori dalla tempesta alla faccia delle loro rivalità.

E senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi…

Qui il pensiero torna ai nostri politici… Certo non brillano per tempestività, procedono a tentativi e “toppano” spesso, ma quelli che criticano avrebbero saputo far meglio in una situazione così imprevedibile? Trovo irresponsabile il sollevare polemiche cavillose da parte di gruppi che continuano la campagna elettorale nonostante il rinvio di tutte le consultazioni, senza rendersi conto che alla gente, adesso, della politica a sterile non interessa più nulla. O forse lo hanno capito e sanno che, dopo, qualcuno sparirà dalla scena e potrebbero essere loro?....La batosta è piombata nei polmoni di una politica già soffocata da una crisi mai vista, gli unici respiratori che possano ridarle una boccata di ossigeno sono il senso del proprio ruolo pubblico e uno spirito propositivo e costruttivo. Avanti dunque con i giusti dispositivi: mascherine per tapparsi la bocca in eterna diatriba, camici idrorepellenti per ripararsi dagli schizzi velenosi dei colleghi, guanti per stringersi finalmente la mano e collaborare.

E i cretini di ogni età

Tempo fa passavo in Piazza Deffeyes che, anche se le disposizioni erano meno restrittive di oggi, era deserta come dovuto. Tranne che per quattro ragazzini che manifestamente si abbracciavano e si baciavano mentre un altro, più grande ma non certo più maturo, li riprendeva con lo smartphone. Poco distante una signora li osservava con disappunto e quando una delle ragazzine l’ha notata ha gridato “ehi raga, dobbiamo stare a un metro!” e giù ad abbracciarsi ancora più stretti ridendo a crepapelle. L’episodio non merita commenti, voglio solo specificare che l’epiteto di cui sopra si riferisce ai genitori più che ai balordi minorenni.

Non possiamo più permetterci bulletti, vandali e ragazzi incuranti delle regole. In questo periodo la scuola bistrattata sta facendo un grande lavoro, ma solo le famiglie possono far capire ai giovani che il momento della responsabilità è arrivato anche per loro, che speriamo di ritrovare, quando sarà tutto finito, più maturi e consapevoli.

Vedi, vedi, vedi caro amico cosa si deve inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare.

Siamo invasi da messaggi, video, fake, consigli, vignette. Anche chi è refrattario come me a tutto questo finisce per accettare di buon grado il bombardamento, perché il bisogno di ridurre l’ansia e sdrammatizzare ci fa riscoprire anche il lato positivo delle facezie, fosse pure per il classico “ridere per non piangere”. Vi siete accorti a quante complicazioni che ci facevano arrabbiare, tormentare e agitare di colpo non pensiamo più? Se le cose assumeranno significati più intimi e profondi, come afferma qualcuno, mi pare una buona cosa in cui sperare.

E se quest'anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch'io.

Ebbene si, amico lettore, nonostante tutto credo che ci sia utile vivere questo dramma comune. Coraggio, andrà tutto bene!

Panta Rey

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