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Il rosso e il nero | 08 marzo 2020, 10:30

I MIEI ANTIDOTI AL CORONAVIRUS

I MIEI ANTIDOTI AL CORONAVIRUS

Un neuropsicologo di fama ha recentemente affermato che il migliore antidoto al coronavirus consiste nel diversificare le nostre attenzioni. Credo che abbia ragione a fronte della valanga di informazioni e dati che rischiano di travolgerci quotidianamente e di renderci un popolo di ansiogeni.

 

Courbet L'Origine du monde

Così ho cercato di fare  mente locale a quelle che sono le mie diversificazioni al riguardo ed ho  riscontrato che sono diverse e ne enumero alcune. Innanzi tutto lo scrivere e per questo devo ringraziare Valledaostaglocal che ospita periodicamente le mie "improbabili" analisi politico - socio - economiche nella rubrica "Il Rosso e il Nero".

Poi  c'è la mia attività nei lavori del Comitato regionale per le relazioni sindacali, che mi consente di avere un contatto, spero proficuo, con il mondo del lavoro pubblico. Ma c'è anche la lettura, che mi consente di entrare in mondi diversi, in vicende che favoriscono una introspezione, attraverso i diversi protagonisti dei romanzi, sulla mia stessa esistenza.

E ci sono anche i ricordi. Così spesso  penso a mio nonno Giuseppe (Gsépp in pugliese) amante della vita in tutte le sue declinazioni. Pensate che a 95 anni, lucido come sempre e attivo nel vero senso della parola, mi diceva che aveva paura dell'alzheimer per un solo motivo: perché temeva, e ne era terrorizzato, di dover dimenticare come era fatta "la fritola". E a tale proposito mi sovviene la visione di un quadro del pittore francese del realismo Gustave Courbet: "l'origine du monde", un vero inno alla vita.

 

E c'è anche uno strumento musicale  che mi aiuta nei momenti di malinconica tristezza: la chitarra. Specialmente quando tento di suonare le note di "Imagine" o di "Only you". Infine il mio sguardo si posa spesso su di una scultura in gesso.

E' la riproduzione di una scimmia. L'ho acquistata nel 1965 sulle bancarelle che circondano la chiesa di "Nôtre Dame" a Parigi.

La scimmia tiene tra le mani un teschio umano e sembra, darwinianamente, interrogarsi sulla provenienza non dell'uomo dalla scimmia ma di se stessa dall'uomo:e se fosse vero?

Romano Dell'Aquila

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