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Aosta Capitale | 10 febbraio 2020, 22:15

Aosta: Inaugurato il cippo a ricordo dei martiri delle Foibe

Intelligentemente, per non prestare il fianco alle speculazioni demagogiche, Sara Favre, Presidente del Consiglio Comunale di Aosta, ha fatto proprie le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Aosta: Inaugurato il cippo a ricordo dei martiri delle Foibe

Nei giardini pubblici di corso 26 Febbraio, lungo il Buthier, è stato realizzato un cippo commemorativo in pietra da intitolato ai “Martiri delle Foibe”.

Presenti le autorità e cittadini, la cerimonia si è aperta con il discorso della Presidente del Consiglio comunale Sara Favre.

“E' il 10 febbraio, Giorno del Ricordo” ha esordito. Ha quindi aggiunto: “Oggi si è chiuso ufficialmente, e con il giusto riconoscimento, l'iter avviato dal Consiglio comunale di Aosta, che già nel 2016 aveva approvato a larga maggioranza un'iniziativa per individuare uno spazio pubblico da intitolare ai Martiri delle Foibe.

Sara Favre

Volutamente, vista la delicatezza della tematica, che è ancora molto controversa, ho preso in prestito le parole del nostro Presidente della Repubblica per rendere omaggio alla cerimonia.

Dichiarazione che, come ho avuto modo di dire, non lascia spazio a repliche, fraintendimenti e antipatiche strumentalizzazioni.

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione in occasione del Giorno del Ricordo:

«Il "giorno del Ricordo", istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.

Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole.

La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe - l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.

Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.

Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria.

Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza.

Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgo un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. Esse restano un monito perenne contro le ideologie e i regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona. E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli.

In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie, oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale».

red. cro.

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