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Il rosso e il nero | 15 dicembre 2019, 19:05

E ADESSO?

E ADESSO?

Un miliardo e mezzo di euro. Questo il bilancio della Regione Valle d'Aosta per il 2020. Una mole di  soldi pubblici da spendere che non ha eguali nemmeno per una Regione dieci volte più popolosa della nostra. Un bilancio che consentirebbe di realizzare meriti e bisogni di un popolo guidato da una saggia amministrazione e che, invece, spesso si spalma su una congerie di clientelismi, di beceri egoismi e a volte di assistenzialismi sterili e senza un ritorno proficuo. Questa è la realtà valdostana investita ancora una volta da una bufera giudiziaria.

Essere indagati non vuol dire essere colpevoli, la magistratura seguirà il suo cammino, ma il contesto in cui si svolgono le vicende politiche in Valle non possono che esprimere preoccupazione. Una contaminazione con la malavita locale c'è stata ma bisogna capirne a fondo le dimensioni. Se è vero che il 30% circa del voto elettorale si richiama a determinate provenienze territoriali, questo non si può liquidare con una condanna generalizzata.

La dimensione della contaminazione non può essere circoscritta ad una sola provenienza territoriale, ha nature diverse ed è anche il frutto di un modo di gestire la cosa pubblica che spesso finisce con l'alimentare lo stesso fenomeno contaminante. Ed è questo fenomeno che va combattuto.

Come? Bisogna saper trasformare una situazione negativa in una opportunità. Lo tsunami giudiziario che si è abbattuto va colto come una occasione propizia per una rinascita della Politica valdostana. Lo Statuto speciale di Autonomia va rivisitato a fondo, è necessaria una Seconda Autonomia, recuperando lo spirito originario ma ammodernandolo anche per quelle che sono le esigenze maturate nel corso di questi ultimi settanta anni.

E' indispensabile una legge elettorale sulla base dello schema elaborato nel recente disegno di legge e va realizzata in modo che si evitino i continui giochi di potere che hanno generato la palude in cui siamo sprofondati. E il bilancio regionale 2020 deve essere approvato entro fine d'anno per evitare un increscioso esercizio provvisorio.

Possibile che, evitate ricandidature discutibili per funzioni apicali e in attesa che la giustizia faccia il suo corso, non ci siano almeno 18 consiglieri regionali volenterosi in grado di portare a termine con spirito patriottico questa legislatura e, con le necessarie riforme, preparare un diverso e più eticamente pulito futuro per la Petite Patrie? Il mio (ingenuo?) pensiero va all'Araba Fenice quando fa riferimento a qualcosa che è in grado di rimettersi in gioco dopo errori e vicissitudini.

Romano Dell'Aquila

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