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CRONACA | 13 dicembre 2019, 12:14

Inchiesta Egomnia una bacchettata sulle dita dei politici valdostani

I leader autonomisti coinvolti nelle indagini non risultano indagati altrimenti sarebbero stati arrestati già lo scorso gennaio, ma il monitoraggio per assicurare il diritto di voto libero da inquinamenti di sorta continuerà

La caserma del Comando Gruppo dei carabinieri di Aosta

La caserma del Comando Gruppo dei carabinieri di Aosta

"Le inchieste sulla presenza della 'ndrangheta in Valle d'Aosta finiranno, certo...quando cesserà di esistere la 'ndrangheta". Nella semplice battuta di un inquirente si concentra tutto il senso del lavoro compiuto dalla Dda di Torino e dai carabinieri del Gruppo Aosta in almeno sei anni di indagini, che ha condotto all'operazione Geenna nel gennaio scorso e che dalla cernita fra la monumentale produzione di intercettazioni, interrogatori, svariati atti di polizia giudiziaria propri di Geenna (56.000 pagine in tutto) ha prodotto 'Egomnia', un'inchiesta per corruzione elettorale che al momento non ha ancora espresso indagati ma che forse ancora più di Geenna ha fotografato, spesso nel vero senso della parola, i rapporti tra i pochi ma attivissimi esponenti della presunta 'ndrina valdostana e il mondo politico valdostano.

In estrema sintesi, dalle carte del pm Valerio Longi della Dda di Torino che ha coordinato il lavoro dei carabinieri di Aosta, emerge che i pluripregiudicati fratelli Marco e Alex Di Donato (in carcere dal 23 gennaio scorso con altre 14 persone nellambito dell'operazione Geenna) erano i capi di un sodalizio criminale di tipo 'ndranghetista che, servendosi di Antonio 'Tonino' Raso e Alessandro Giachino (anch'essi agli arresti da gennaio) tra il 2017 e il 2018 avevano allacciato e mantenevano stretti e continui rapporti con alcuni candidati alle imminenti elezioni regionali. Non candidati qualunque, ma esponenti politici autonomisti di primo piano: Marco Sorbara certamente, poi anche Antonio Fosson, Stefano Borrello Laurent Vierin, Luca Bianchi, Renzo Testolin e in misura minore Augusto Rollandin. Ci sarebbe anche stato chi, come Pierluigi Marquis, avrebbe cercato un avvicinamento ai Di Donato ma questi lo avrebbero lasciato alla porta avendogli già preferito il compagno di partito Borrello. Marquis nega anche solo di aver mai visto in faccia Di Donato e non vi è ragione, stando alle carte, di dubitare della sua affermazione. Ad ogni modo secondo l'inchiesta i Di Donato si diedero certamente da fare e molto per sostenere la campagna elettorale dei sette leader autonomisti, "condizionando e influenzando" l'esito delle elezioni e altrettanto sicuramente "non a titolo gratuito" spiegano gli inquirenti, anzi: il sostegno per la Dda "era finalizzato ad ottenere posti di lavoro, ovvero agevolazioni in pratiche amministrative sia per gli affiliati che per i soggetti vicini al sodalizio, ovvero ancora, e questo è il caso della Carcea, per puntare alla carica di sindaco di Saint-Pierre alle prossime elezioni amministrative del 2020".

Inoltre, secondo i pm, i membri della presunta 'locale' avrebbero manifestato un "interessamento" alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 volto a favorire Albert Laniece e Giampaolo Marcoz, il 'dottore' e il 'notaro' come sono chiamati da alcuni calabresi intercettati dagli investigatori.

Va però chiarito che se all'epoca dei fatti nei confronti di Antonio Fosson, Stefano Borrello Laurent Vierin, Luca Bianchi, Augusto Rollandin, Renzo Testolin e Pierluigi Marquis fossero stati ravvisati reati, tutti e sette sarebbero stati arrestati il 23 gennaio 2019 nell'ambito dell'operazione Geenna. Così non è stato e nemmeno ora i nomi dei politici che compaiono nelle carte di Egomnia risultano anche iscritti sul registro degli indagati. L'indagine non è chiusa, nuovi avvisi di conclusione (415 bis) non ne sono stati notificati nemmeno ai 19 imputati, quindi non è ancora dato sapere se e quanti ve ne saranno, di indagati in Egomnia.

Ma è proprio in questo senso che le parole dell'inquirente sono da tenere bene a mente per chi fa politica attiva: da quando è stata aperta l'inchiesta Geenna qualcosa in Valle d'Aosta è realmente e profondamente cambiato: gli accertamenti delle Forze dell'ordine per assicurare che il diritto di voto sia esercitato liberamente e senza inquinamenti di sorta ormai sono avviate e non cesseranno tanto facilmente. Che non faccia piacere, sapere di essere monitorati dai carabineri in campagna elettorale, è un fatto. Ma se così è stato e sarà, evidentemente ce n'era e ce n'è bisogno ed è su questo che politici e amministratori devono interrogarsi.

patrizio gabetti

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