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Chez Nous | 14 novembre 2019, 05:00

Aosta: Capitale senza vocazioni e senza identità

Aosta: Capitale senza vocazioni e senza identità

"Venezia, non è una città, non è un villaggio, non è una metropoli né ha mai aspirato ad esserlo. Venezia è una realtà unica al mondo, sospesa nel tempo tra il sogno, l’incantesimo e la storia, è la realizzazione concreta e tangibile di una sola e grande opera d’arte composta, non dimenticatelo mai voi che guadate le immagini sul media, anche dai noi veneziani, uomini e donne, giovani e vecchi, del passato e del presente che la vivono giorno per giorno e la conservano e custodiscono nei fatti e nella memoria. I veneziani sono coloro che vi sono nati, coloro che hanno scelto di viverci, coloro che hanno dovuto abbandonarla, coloro che dopo averci studiato hanno deciso di adottarla, e di tutti coloro che prima di vantarsene hanno deciso di viverla in un incredibile intreccio di spettacolari luci e complesse difficoltà.  Siamo in tanti, molti di più di quanti vorrebbero farvi credere per giustificare una funzionale diminuzione dei servizi prioritari…”

Questo e tanto altro ha scritto in questi giorni della sua città la Contessa Chiara Modica Donà Dalle Rose fiferendosi alle alluvioni.

Sicuramente la Giunta Centoz non potrebbe certo scrivere di Aosta le medesime cose. Non solo perché nessuno è conte o contessa, ma perché hanno distrutto l’identità di Aosta e hanno fatto di Aosta una capitale senza vocazioni. Aosta è anonima senza anima. Aosta è senza voci che la difendono e la facciano rispettare. Tutto è rinviato ai posteri.

Oggi residenti e turisti devono subire l’irresponsabilità politica di una Giunta e di un Consiglio comunale senza bussola, senza faro, senza guida; ognuno va dove vuole dietro al pifferaio che fa più comodo. Una Giunta ed un Consiglio che non hanno nulla di sociale nel senso che sono privi di capacità di relazionarsi con la comunità.

Aosta Città turistica ma il commercio langue. Aosta Città dell'autonomia ma nessuno sa cosa sia. Aosta Città verde ma le aiuole sono terra battura. Oggi non si sa proprio perché un turista dovrebbe scegliere Aosta per le sue vacanze.

Chiusi nella loro torre d’avorio inaccessibile ai cittadini perché sbarrata da arroganza, supponenza e miopia. Invece di rispondere ai cittadini preferiscono affidare i loro isterismi e le loro reazioni scomposte ai social. Invece di informare, anche se dispongono di un costoso ufficio stampa a carico dei cittadini, preferiscono sviare dai problemi di oggi per promettere progetti in via di studio che nelle migliori delle ipotesi saranno esecutivi tra anni e anni.

Ma tutto questo, per loro, è secondario.

Mentre Aosta precipita nell’oblio è iniziata la girandola delle candidature a Sindaco supportate da ipotetiche intese caratterizzare dalla diffidenza. Sono tutti profili deboli e poco in grado di incarnare una proposta di governo della città sufficientemente autorevole. E il rischio è ripetere l’errore del 2015.

Max Weber, un sociologo, filosofo, economista e storico tedesco di fine ‘800 e considerato uno dei padri fondatori dello studio moderno della sociologia e della pubblica amministrazione, nel suo ‘La politica come professione’ ha scritto: “La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile. Ma colui il quale può accingersi a quest’impresa deve essere un capo, non solo, ma anche – in un senso molto sobrio della parola – un eroe. E anche chi non sia l’uno né l’altro, deve foggiarsi quella tempra d’animo tale da poter reggere anche al crollo di tutte le speranze, e fin da ora, altrimenti non sarà nemmeno in grado di portare a compimento quel poco che oggi è possibile”.

La classe politica di oggi e tutt'altra cosa da quella immaginata da Weber. E sono anche queste le ragioni della disfatta di Aosta vittima di una classe politica senza arte e senza parte caratterizzata da troppi politichini che vorrebbero fare ma non sanno fare o vorrebbero ma non possono. Siamo ad un passo dall’orrido. Meglio fermarsi e guardare oltre il buco nero.

piero.minuzzo@gmail.com

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