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TURISMO VALLE D'AOSTA | 09 ottobre 2019, 12:41

L’uso dei formaggi nella cucina della tradizione valdostana

L’uso dei formaggi nella cucina della tradizione valdostana

Il tema indicato dal Consiglio di Presidenza del Centro Studi “Franco Marenghi” è stato “L’uso dei formaggi nella cucina della tradizione regionale”, una scelta fatta nell’ottica di valorizzare un alimento di cui l’Italia e in particolar modo la Valla d’Aosta sono ricchissime. E sono proprio le produzioni casearie e culinarie della nostra Regione, unite alle tradizioni e ai saperi, ad aprire il volume rinnovato nella grafica e nel formato. 

“Il formaggio è un prodotto ‘vivo’, che cambia con il tempo, con la stagione e con l’ambiente. Non è mai uguale – spiega il presidente Paolo Petroni nell’introduzione del libro –ogni volta è una scoperta. L’arte casearia italiana ha prodotto e continua a produrre centinaia di formaggi che sono fortemente identitari nelle varie realtà da cui provengono.

Oltre che gustati allo stato naturale, molti di essi si prestano anche a essere usati in cucina con una notevole varietà di soluzioni gastronomiche: lo dimostrano le ricette pubblicate in questo volume. Oggi, vista l’offerta di tanti prodotti industriali, occorre più che mai che il consumatore avveduto si soffermi sulle differenze e le peculiarità dei formaggi artigianali”.  

Alla stesura dell’approfondimento dedicato alla storia, alle tipologie, alle ricette e alle curiosità dei formaggi valdostani hanno lavorato i membri del Centro studi Valle d’Aosta Andrea Barmaz, Omar Borettaz, Denis Falconieri, Jean-Claude Mochet, Maria Petey, Nicola Rosset e Piero Roullet, coordinati dal direttore Andrea Nicola: se la protagonista assoluta è naturalmente la Fontina, non mancano le altre eccellenze valdostane, dal Vallée d’Aosta Fromadzo Dop, alla Toma di Gressoney, dal Reblec al Séras, senza dimenticare il salignön. Tra le ricette, spiccano la fonduta alla valdostana, la bistecca alla valdostana, la polenta grassa, l’alpenballu e tante altre ancora.

“Il tema scelto quest’anno ci era particolarmente caro, vista la tradizione legata alla produzione di formaggi nella nostra Regione e al loro uso in una cucina principalmente incentrata sui frutti della montagna, quali ortaggi, prodotti della caccia, pane nero, miele, prodotti dell’alpeggio, derivati della lavorazione del latte e delle carni. La Valle d’Aosta ha la maggior densità di bovini per abitante di ogni altra regione d’Italia e d’Europa: il formaggio è stato, ed è tuttora, alimento e ingrediente di quasi tutti i piatti tradizionali” – ha commentato Andrea Nicola.

“L’Italia, con i suoi cinquecento formaggi, offre ogni giorno possibilità e combinazioni culinarie diverse. La Valle d’Aosta contribuisce vigorosamente a tale varietà. Dalla preparazione di piatti molto complessi, fino ai semplici soufflés, fondute, frittate, crêpes … il formaggio può accompagnare qualunque ricetta – ha sottolineato di Delegato dell’Accademia della cucina Monterosa Jean-Claude Mochet – ed è indispensabile sulla quasi totalità dei primi piatti valdostani, sia in brodo, come la “soupe au plat” della Valdigne, o la più nota “soupa valpelinenze”, sia asciutti, come i famosissimi gnocchi alla bava, con la fontina o come il risotto al bleu d’Aoste.

Vi è poi il classico pezzo di fontina, accompagnato da un boccone di pane nero, anche nelle sue golose varianti con frutta secca, e da un buon bicchiere di vino rosso il quale è da sempre, nella sua estrema semplicità, simbolo di un’identità culinaria regionale fortissima”.

Il volume è stato distribuito dalle 290 Delegazioni di tutto il mondo in occasione della Cena Ecumenica annuale giovedì 19 ottobre: questo documento porterà i valori della tradizione locale sulle più prestigiose tavole nazionali e internazionali.

“L’uso dei formaggi nella cucina della tradizione regionale” è in vendita nelle librerie – Bolis Edizioni – € 24.

de.fa.

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