Dopo gli arresti dell’agosto 2018 nell’ambito dell’operazione Discount, la Guardi di Finanza ha concluso anche le verifiche fiscali nei confronti delle società coinvolte ed ha scoperto una base imponibile sottratta a tassazione per quasi 69 milioni di euro ed un’evasione iva per circa 13 milioni di euro. L’operazione “Discount” è iniziata già nel 2015, quando sono state avviate alcune verifiche fiscali nei confronti di un totale di 5 società, tutte operanti nel settore delle forniture aziendali di generi alimentari e riconducibili a tre persone, padre e due figli.
Nell'operazione sono coinvolti Francesco Cannatà 74 anni, esercente aostano e i suoi due suoi figli Vasco (45) e Milo (41), che furono arrestati dalla Guardia di finanza di Aosta per bancarotta fraudolenta. Una quarta persona è indagata a piede libero. Il legale di Milo Cannatà, Jacques Fosson, ha dichiarato all'Ansa: "Milo Cannatà non risulta in alcun modo coinvolto nel procedimento per evasione fiscale cui oggi fanno riferimento gli organi di stampa".
Due di queste società, con sentenze emesse dal Tribunale di Aosta nel mese di agosto 2016 ed agosto 2018, sono state dichiarate fallite. Sempre nell’agosto del 2018, nell’ambito del procedimento penale radicato presso la Procura di Aosta, le tre persone indagate sono state tratte in arresto per bancarotta fraudolenta, poiché nel corso delle investigazioni era stato appurato che oltre 2.200.000 Euro erano stati trasferiti dalle fallite a favore di altre società, circa 200.000 Euro erano stati trasferiti sui conti personali degli amministratori, altri 100.000 Euro circa impiegati per scopi assolutamente personali attraverso l’uso delle carte di credito aziendali e, infine, altri 50.000 Euro circa erano stati destinati a finanziare in modo infruttifero una nuova società, operante nel settore della ristorazione, riconducibile alla moglie di uno degli arrestati.
Lo scenario riferito al dissesto delle società è stato disvelato grazie alle verifiche fiscali nei confronti delle cinque società coinvolte, due delle quali risultate “evasori totali”, poiché gli amministratori del “gruppo di società”, per mascherare la situazione di insolvenza, non hanno fatto altro che spostare le risorse finanziarie disponibili da una società all’altra, senza alcuna ragione giuridica od economica, in totale spregio dell’autonomia gestionale ed amministrativa che dovrebbe caratterizzare ogni singolo soggetto giuridico ed aggravando ulteriormente lo stato di decozione.
Sono stati passati al setaccio i conti correnti delle società coinvolte, una enorme mole di operazioni tutte non giustificate, che hanno determinato un totale di quasi 69 milioni di maggiore base imponibile sottratta a tassazione, nonché un’I.V.A. relativa di poco inferiore a 13 milioni di Euro.
Per l’entità delle imposte evase, al superamento delle soglie previste, sono anche scattate le violazioni penali per dichiarazione infedele e per omessa dichiarazione.