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In Breve

| 17 maggio 2019, 14:11

Nuove sentenze del Tar, 'tavolini per consumo bevande solo in bar e locali ristorazione'

Tavolini e dehors solo per bar e ristoranti

Tavolini e dehors solo per bar e ristoranti

Continua ad agitare le toghe amministrative, le querelle sul consumo di alimenti in locali non adibiti alla ristorazione. E così il Tar del Lazio con due recentissime pronunce contesta espressamente la decisione del Consiglio di Stato di pochi giorni fa (tavolini per consumare cibi consentiti anche in laboratori gastronomici quindi negozi), ribadendo l’importanza di mantenere chiari i criteri distintivi dell’attività di somministrazione da quella che consente anche il consumo immediato.

Inoltre, ricorda che la finalità principale delle attività di vicinato, degli artigiani alimentari e dei panificatori deve rimanere la vendita dei prodotti di alimentari. Le recenti sentenze del Tar Lazio nn. 5195/2019 e 5321/2019 effettuano una dettagliata disamina circa l’importanza della corretta individuazione dei criteri distintivi dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande e quella di consumo immediato attuabile da artigiani, panificatori ed esercizi di vicinato.

ll Consiglio di Stato, nella sentenza 2280/2019, aveva deciso favorevolmente rispetto all'uso di arredi - tavoli e sedie abbinabili - all'interno di laboratori gastronomici, statuendo che l'unico vero discrimine tra la somministrazione al pubblico di alimenti e bevande ed il consumo sul posto negli esercizi di vicinato dovesse essere rinvenuto nell'assenza del servizio "assistito" di somministrazione, disconoscendo completamente il consolidato orientamento ministeriale che statuisce il divieto di tale abbinamento all'interno di questa tipologia di attività.

Al contrario, i giudici del Tar si sono discostati da quanto affermato dal Consiglio di Stato, ritenendo necessaria un'adeguata interpretazione per distinguere la fattispecie del consumo sul posto di prodotti alimentari effettuata da artigiani, panificatori ed esercizi di vicinato e quella di somministrazione di alimenti e bevande.

Pochi giorni fa, commentando una prima decisione del Tar in tal senso, il Commissario di Fipe-Confcommercio Roma, Giancarlo Deidda, aveva affermato: "Qualsiasi persona di buon senso riconosce che gli esercizi di vicinato e i laboratori artigiani che effettuano il consumo sul posto sono oramai veri e propri esercizi di ristorazione mentre l’attività originaria o è del tutto scomparsa o è residuale. I pubblici esercizi chiedono buona concorrenza, non meno concorrenza".

"Gli effetti di questa errata interpretazione delle liberalizzazioni – prosegue Deidda – sono sotto gli occhi di tutti i romani. Il centro storico é diventato un mangificio con tutti che fanno (male) tutto dove prevalgono attività commerciali nelle quali il cliente non ha neppure la possibilità di lavarsi le mani o di servirsi del bagno".

info Confcommercio VdA

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