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CISL VdA | 28 marzo 2019, 15:16

La linea economica del governo deve cambiare al più presto partendo dallo sblocco delle infrastrutture

La linea economica del governo deve cambiare al più presto partendo dallo sblocco delle infrastrutture

"Non serve dire che e' un anno bellissimo, serve renderlo bellissimo, facendo cioe' ripartire il lavoro. Il governo e' ancora in tempo a fare tutto questo, ma deve cambiare la sua strategia economica. I risultati sono evidenti e sono negativi". Lo ha detto Anna Maria Furlan, segretaria generale della Cisl, a margine dell' iniziativa organizzata dalla Cisl Toscana 'Infrastrutture e lavoro in Toscana, quale disegno?.  "Abbiamo detto al Governo che deve cambiare completamente la sua linea economica a partire dallo sblocco delle infrastrutture, delle grandi come delle medie opere, bloccate in attesa di questo fantomatico documento 'costi-benefici'. Sono tutte opere che sono già state abbondantemente vagliate per cui ci sono già le risorse fruibili da subito, bisogna sbloccarle - ha aggiunto Furlan -. Non si può di mese in mese rinviare le cose per le elezioni successive, prima le regionali, adesso le europee. Il Paese si blocca, così come l'economia, la produzione industriale diminuisce ed alla fine noi non abbiamo davvero la possibilità di immaginare una ripresa della nostra economia reale". Sbloccare le opere, per Furlan, "significa innanzitutto sbloccare 400mila posti di lavoro, in un Paese che ha così fame di lavoro, ed unire in modo degno il nord ed il sud del Paese, il nostro Paese che fra l'altro è molto forte nelle esportazioni, con il resto dell'Europa. Non è più giustificabile nessun ritardo". 

E quindi intervenuta in merito all'approvazione definitiva ieri del 'decretone' che comprende le misure relative al reddito di cittadinanza e quota 100:

"È stata una buona cosa aumentare le risorse per la poverta': 5 milioni di poveri sono tanti. - ha osservato - Il Rei aveva gia' dato parzialmente una risposta, ma le risorse erano insufficienti. Abbiamo, pero', forti dubbi che possa funzionare l'utilizzo del reddito per le politiche attive del lavoro per un semplice motivo: non solo perche' oggi nemmeno il 2% del mercato passa per gli uffici di collocamento, ma soprattutto perche' per distribuire il lavoro bisogna anzitutto crearlo. Abbiamo tanta parte del Paese, il Sud in modo particolare - ricorda-, dove innanzitutto le risorse devono essere utilizzate per investire in opere materiali e immateriali, e anche nelle reti sociali. Cosi' creiamo posti di lavoro da poter offrire ai tanti disoccupati e alle tante disoccupate. Le politiche attive del lavoro sono importantissime, ma prima bisogna creare le condizioni perche' il Paese riparta e si possano creare i nuovi posti di lavoro".

"Quota 100? Risponde a un bisogno di flessibilita' in uscita per tanti lavoratori e tante lavoratrici. È un canale in piu' per accelerare l'uscita per chi comunque a 62 anni vuole esercitare il suo diritto di andare in pensione, ma non affronta alcuni temi che noi abbiamo messo sul tavolo dell'incontro sia col sottosegretario Durigon e soprattutto col presidente Conte piu' di una volta". Il problema di fondo ad avviso della leader della Cisl e' che molte donne, specialmente, al Sud a 62 anni non raggiungono il requisito dei 38 anni di contributi versati. Ma a preoccupare, in particolare modo, e' la prospettiva previdenziale per i giovani: "O noi creiamo le condizioni di una pensione di garanzia, visto il precariato, oppure saranno sicuramente destinati a essere anziani poveri e povere. Questo noi non lo accettiamo". Quindi, sintetizza, "bene quota 100: ha dato parziali risposte a quelle tipologie di lavoratori che possono arrivare a 62 anni con 38 di contributi, ma tanta altra parte del mondo del lavoro non ha la possibilita' di accedere a questo canale. Ci vuole un confronto vero a tutto campo, che riguardi tutti i lavoratori, tutte le lavoratrici e soprattutto i giovani". Poi, aggiunge, "e' inaudito che ancora una volta i pensionati e le pensionate nel nostro Paese siano utilizzati come bancomat quando c'e' bisogno di risorse. Ne va della dignita' di chi ha costruito questo Paese".

Anche stamani ospite di 'Radio anch'io' su Rai Radio1 Furlan ha ribadito la necessità che il Governo cambi l'attuale linea economica: "i dati negativi sull'economia che vengono da piu' fonti, nazionali e internazionali - ha ricordato - danno indicazioni drammaticamente precise: sono bloccate tutte le opere pubbliche, la produzione industriale ha un segno meno, il Paese si sta incamminando verso una fase recessiva inimmaginabile da poter sopportare . Penso che la cosa che innanzitutto serva sia investire risorse pubbliche sulla tastiera della crescita: innovazione, ricerca, formazione e ovviamente le infrastrutture. Esattamente il contrario - sottolinea Furlan - di quello che è stato fatto fino ad adesso. Le misure annunciate dal ministro Di Maio? Tutto serve, serve anche quello che nella finanziaria hanno tolto come le risorse di impresa 4.0, serve investire le risorse pubbliche nelle leve della crescita: ricerca, formazione, infrastrutture appunto, esattamente il contrario di quello fatto fino ad adesso".

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